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Nelle foto (c) Guido Giordana e Lorenzo Subrizi dall’alto gli All The King’s Men, Deke Sharon e The Swingles & Cluster
Il BOSS (Boston sings) è il festival di musica a cappella per eccellenza negli Stati uniti e non solo.E’ il festival dove tutti gli anni si assegnano i CARA awards (equivalenti ai Grammy della musica vocale nel mondo). Organizzato da CASA (The Contemporary a cappella society), si spalma su 3 giorni: il primo dedicato alla competizione tra i 4 migliori cori del college selezionati, il secondo ad un giornata intensa di lezioni, premiazioni (CARA’s) e concerti, il terzo dedicato ancora a lezioni e a “round tables” finali. La prima considerazione che ci è venuta in mente sentendo la prima nota del primo gruppo (coro del college, età media 20 anni) all’interno della competizione dedicata è che il gruppo più “scarso” della serata sarebbe probabilmente uno dei migliori in Italia (e non solo tra cori giovanili).
Arrangiamenti interessanti, anche se a volte un po’ confusionari, armonie ricche, belle coreografie (anche se spesso creano distrazione) e ottimi solisti con nota di merito per un interpretazione di Eleanor Rigby dei The Beatles davvero sopra la norma. Piccolo dettaglio, il biglietto per la competizione (1 ora e mezzo circa) costava 35 dollari. Ovviamente il teatro era pienissimo! È una questione culturale, non di potenziale. Siamo convinti che l’Italia potrebbe dare tantissimo in campo internazionale (vedi Itaca project) ma anche in campo nazionale. Detto questo non è tutto oro quel che luccica, gli americani si esaltano appena un basso scende sotto un Mi1 è un tenore sale sopra un Fa3. Così potremmo definirli molto “cinematografici”. Il livello di base però è molto alto; tutti i gruppi e cori al liceo hanno almeno un disco di un bel livello (qui in Italia a volte nemmeno i professionisti) e fanno videoclip. Forse c’è più disponibilità economica e possiamo anche essere d’accordo, ma siamo convinti che nessun coro liceale e/o universitario arriverebbe mai a produrre un lavoro simile. L’età media dei partecipanti al festival era sui 18 anni, altro dato importante. I giovani ci tengono e partecipano numerosissimi! Ma anche qui è una questione culturale. Nel discorso di Deke Sharon (fondatore di CASA) per celebrare il premio alla carriera nonché i 25 anni di CASA, lui stesso ha ammesso che all’inizio tutti collegavano la musica a cappella al coro della chiesa o ai barbershop. È stata una lenta ascesa culturale che ha fatto sì che oggi in America questo tipo di musica è considerata un genere (con festival, film, programmi tv). Per far capire però l’umiltà delle persone, Jeff Tacher, storico percussionista vocale dei Rockappella, il sabato seguiva i workshops insieme a persone più giovani. Come fosse un ragazzino di 16 anni che ha tutto da imparare!
L’erba del vicino non è sempre più verde però. I Cluster (ospiti come main group del festival) hanno letteralmente spaccato il mondo con uno dei più bei spettacoli che abbiano mai fatto, in nostra presenza, portando alta la bandiera italiana vincendo, tra l’altro, ben 5 awards (su 8 nominations). Non sono stati solo i Cluster a rappresentare l’Italia; Giorgia Renosto, ex studentessa del Berklee college of music e cantante delle Women of the World, ha fatto parte della giuria esaminatrice della competizione dei cori insieme a Bill Hare (produttore americano premiato con il Grammy) e Clare Wheeler (The Swingles). Eccellenze italiane all’estero di cui si conosce poco. Da ultimo, gli Swingles continuano a stupirci per l’eccellenza che continuano a raggiungere. E vederli cantare Se telefonando di Mina (arrangiata magnificamente da Erik Bosio) insieme ai Cluster è stato motivo di grande orgoglio.
Guido Giordana e Lorenzo Subrizi
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