(Fingerpicking.net / Ird)
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Si può forse pensare a “Do Not Open” – il quarto disco solista di Daniele Bazzani, figura di spicco del panorama acustico italiano e già componente del Gina Trio – come una colonna sonora, scritta per uno di quei rari film italiani particolarmente riusciti che ogni tanto emergono discretamente: magari un cortometraggio crepuscolare, fatto di silenzi e inquadrature più che di dialoghi. Questo per rendere giustizia ad un lavoro che – pur citando gli stilemi del genere acustico (siano essi quelli del blues di matrice USA, o del folk d’oltremanica) nello stesso tempo se ne affranca, grazie alla sicurezza di una solida voce propria. E’ in fondo superfluo cercare definizioni univoche per le 14 tracce autografe del disco (cui si aggiunge una rivisitazione del chitarrista flamenco Vicente Amigo). Episodi prevalentemente strumentali per sola chitarra che – lungi dall’essere semplicemente vetrine di un invidiabile eclettismo – si rivelano espressione di un’unica, precisa poetica. Nella generale bellezza del disco fanno la parte del leone la potente apertura di “The Circus”, macchiata di blues, la polverosa “The Iron Rag” ed il personale tributo a Nick Drake, “Morning Don’t Wait For Me”, unica traccia cantata in cui compare l’evocativa voce di Barbara Eramo, alle prese tra l’altro con un bellissimo testo. Menzione a parte per la soffusa rilettura di “Roma”, del già citato Amigo: una perfetta diapositiva in musica della magia di una Città Eterna che (r)esiste ancora, a dispetto di una difficile attualità.
Pietro Rubino
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