(Snapper Music / Madfish Records)
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Sebbene nei Gong attuali non sia presente alcun membro originario del gruppo, l’uscita di “Rejoice! I’m Dead” è tutto fuorché il tentativo di speculare su una delle più bizzarre mitologie del rock. Fu infatti lo stesso fondatore Daevid Allen – scomparso nel 2014 – ad avallare e caldeggiare la prosecuzione del progetto, prima della sua dipartita per chissà quale dimensione: e già al primo ascolto delle 9 tracce che compongono il disco ci si rende conto di come la sua fiducia – e quella dei tanti abitanti virtuali del pianeta Gong – sia stata ampiamente ripagata. L’album, diviso idealmente in quattro lati, coglie in pieno quella capacità unica che fu di Allen e compagni di giungere al momento psichedelico seguendo molteplici vie. In “Rejoice!” convivono infatti le stralunate melodie dadaiste alla Barrett ed il garage sound disturbante che segnò i primi lavori della band; i profumi di un oriente grottesco, più immaginato che reale, e le forme musicali jazz-rock dell’era Moerlen. Nella prima parte, “The Thing That I Should Be” e “Kapital” sono più vicine alla struttura canzone; ma già con la title track “Rejoice!” – seconda in scaletta – ci si lancia in spirali sonore di pura lisergia (complice l’intervento alla chitarra come ospite del leggendario Steve Hillage). Il trittico della seconda parte è invece un richiamo a quelle atmosfere eteree che sempre hanno fatto capolino nella discografia del gruppo, anche nelle fasi più sperimentali: “Model Village” è splendida nelle sua suadente melodia, mentre la poesia musicata di “Beatrix” ci offre – forse per l’ultima volta – il dono della voce evocativa dello stesso Allen. Gli ultimi due lati del disco – in particolare gli 11 minuti di “The Unspeakable Stands Revealed” – ci riportano al glorioso periodo in cui fu inciso “You”, ultimo capitolo della celeberrima trilogia di Radio Gnome in cui la tendenza alle lunghe escursioni strumentali raggiunse l’apice. Proprio poco prima della fine del disco si cela quello che forse è il momento più alto dell’opera: “Through Restless Seas I Come”, (cui partecipa un altro membro storico del gruppo, Didier Malherbe) è un profondo e commovente saluto allo spirito del fondatore e guru supremo. Pur nell’universo di citazioni che fa da sfondo a “Rejoice!” i Gong di Ian East e compagni riescono a trovare una loro forma distintiva, grazie alle indubbie capacità tecniche ed una penna compositiva di tutto rispetto. Con queste premesse, le avventure cosmiche della Teiera Volante possono continuare felicemente ancora per molto tempo.
Pietro Rubino