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Un soggetto importante, che poteva essere visto in modo tradizionale. Ovvero con la figura centrale dello chansonnier per un repertorio alla Charles Trenet in uno spettacolo dal carattere statico. Ma Yves Montand, ovvero Ivo Livi, rimane una figura complessa. Attore e cantante, secondo una prassi consolidata di Oltralpe, la sua vicenda passa attraverso la fuga dall’Italia sotto il fascismo, il sogno americano divenuto realtà francese, l’impegno politico, gli amori (in primis Simone Signoret). Per questo Wilson chante Montand, in cui l’attore Lambert Wilson omaggia la grande arte di Montand e andato in scena al Teatro Cucinelli di Solomeo, è uno spettacolo complesso nella sua apparente semplicità. Innanzitutto la parte musicale: sotto la guida di un musicista superlativo come Bruno Fontaine (pianista dal tocco sublime sia in chiave classica sia jazz) un sestetto formato da piano, basso, batteria, violoncello, clarinetto e sax, corno francese e flicorno reinventa pezzi percepiti come leggeri. E lo fa con citazioni classiche (Bach prima di tutto, la cui Passacaglia introduce Les feuilles mortes), improvvisazione con elementi di free jazz, letture in cui la melodia cantata spesso è paritaria con le altre voci strumentali. Una base solida dove un mattatore come Wilson può dare il meglio di se stesso: più attore che cantante puro, il protagonista racconta con gesti, parole e note la storia di Montand descrivendo l’arrivo in Francia, il lavoro in fabbrica, il fascino della poesia e della natura, gli esordi e la notorietà. Nella sua essenzialità Wilson riempie la scena mimando officine, incontri di boxe, gite in bicicletta, passi di danza. Uno sforzo fisico che non gli impedisce di cantare brani più o meno famosi come Les temps des cerises, Barbara, A Paris (anche qui con un’Invenzione di Bach a sorreggere la melodia), la straordinaria Les bijoux di Léo Ferré su versi di Baudelaire, La chansonette. Tutti pezzi, che con i testi scelti insieme a Christian Schiaretti curatore dello spettacolo coprodotto dal Theatre National Populaire di Villeurbane, formano un mosaico di grande suggestione. Wilson è generoso verso il pubblico sia con i compagni di palco, a partire da Fontaine. E non c’è dubbio che la sua classe e il suo physique du rôle siano determinanti per la riuscita di uno spettacolo del genere. Che solo in parte (ma per chi non l’ha potuto vedere è un’indicazione utile) può essere recuperato discograficamente grazie alla Sony Classical.
Michele Manzotti
Wilson e Fontaine (dal video de Les bijoux)
Tagged Bruno Fontaine, Lambert Wilson, Yves Montand