Foto (c) Jason Marck
Il 25 giugno del 1992, al Soldier Field di Chicago, i Grateful Dead invitano sul palco James Cotton, per una intensissima versione del classico blues “Good Morning Little School Girl”. L’esito dell’incontro – di cui è presente testimonianza audio e video in rete – è esemplare dell’enorme rispetto di cui Cotton continuava a godere pur essendo passati 40 anni dall’epoca gloriosa del Chicago Blues che ne aveva caratterizzato gli esordi: ecco che al cospetto del maestro, il Morto Riconoscente – abbandonata per una volta la tradizionale andatura ondivaga – si trasforma in una (quasi) impeccabile blues band! Purtroppo James Cotton ci ha lasciati il 16 marzo scorso, all’età di 81 anni. Con lui se ne va uno dei più influenti armonicisti di ogni tempo, oltre che un testimone iconico della scena blues di Chicago di cui sopra. Dopo un breve periodo alla batteria Cotton rivolse ben presto le sue attenzioni verso la blues harp, mostrando da subito un talento non comune ed una visione del blues decisamente personale: è del ’54 il singolo “Cotton Crop Blues”, alla cui incisione alcuni farebbero risalire nientemeno che la nascita dell’hard rock, per via della demoniaca chitarra distorta di Pat Hare. Qualche tempo dopo “Mr. Superharp” (questo il soprannome, conquistato sul campo) diventerà celebre sostituendo Little Walter (prima occasionalmente, poi stabilmente) nella band di Muddy Waters: imprescindibile testimonianza di questi anni è proprio il live della Muddy Waters Band registrato al Newport Jazz Festival nel 1960. Stretto nella parte del “semplice” side man, James Cotton si è poi lanciato in avanti fino a diventare un pioniere della moderna armonica blues, rappresentando per il suo strumento ciò che per la chitarra sono stati Albert King o Johnny “Guitar” Watson: musicisti capaci di reinventare il proprio stile costruendo un solido ponte tra il blues più tradizionale ed i suoni elettrici e funk degli anni ’60 e ’70. Della sua carriera solista “Taking Care Of Business” – album inciso nel 1970 – è un gioiellino nascosto che ad esempio andrebbe velocemente recuperato: pervaso da venature southern/soul, presenta un cast stellare di comprimari (fra i tanti, Michael Bloomfield e Johnny Winter che duettano insieme nella trascinante “Georgia Swing”) ed è perfetto per dare conto dell’eclettismo del personaggio. In realtà è l’intera produzione di James Cotton a rivelare pochissimi punti deboli: certo, se poi chiedeste ad un paio di esperti del settore qual è il disco che portano nel cuore, è facile che vi rispondano senza esitare troppo “Live & On The Move”. Inciso dal vivo nel 1976, anche qui con una band superlativa (tra cui spicca il blues brother Matt “Guitar” Murphy alla chitarra), l’album è una miscela incendiaria di funky, boogie woogie, blues, dominata dal ritmo e dalla pienezza di suono di “Mr. Superharp”. Poco ma sicuro, non saranno solo gli armonicisti a sentire la sua mancanza.
Pietro Rubino
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