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Viene dall’Australia ma ha trovato in Italia un’importante sponda artistica. Julitha Ryan presenta le sue forme canzoni in un continuo equilibrio tra pianoforte acustico e innesti elettronici. Collaboratrice di Hugo Race nell’esperienza Fatalist, Julitha ha appena inciso il suo album The Winter Journey, dove un gruppo di musicisti italiani a partire da Giovanni Calella (Adam Carpet, Kalweit and the Spokes), che ha prodotto le otto tracce del disco e suonato chitarre, mandolini, synth e basso, ha contribuito a caratterizzare il suo suono. Un’atmosfera tutt’altro che banale, con continui cambi di percezione sonora. La dimensione cantautorale si arricchisce di chitarra elettriche, pedal steel, sintetizzatori, archi, ottoni e cori interamente maschili. Il disco presenta otto tracce che non vogliono il consenso facile, ma che costringono l’ascoltatore a una riflessione su testi e sfumature. Tra Bonfire, Memento, Big Brass Bell (per citarne solo tre) è un album di grande dignità che può trovare un’ottima dimensione dal vivo.
Michele Manzotti