www.jacksavoretti.com
L’occasione di parlare con Jack Savoretti è dovuta all’imminenza del suo tour italiano (Gardone Riviera, Recanati, Strà, Forte dei Marmi). Però sono ancora molto vicine le sensazioni del concerto londinese alla Royal Festival Hall di cui abbiamo parlato su queste pagine. Allora si parla subito dell’efficacia dello spettacolo, grazie anche a una band di livello eccellente, e del fatto di avere conquistato un pubblico di 2300 persone.
Abbiamo sentito una forte base rhythm’n'blues e soul che viene trattata in modo originale. Le stesse canzoni di Sleep No More, l’ultimo album, sono costruite con questa formula.
«Se devo parlare delle mie ispirazioni, mi sento attratto dagli anni ’60 e ’70 italiani. Soprattutto da personaggi come Battisti, Guccini e De André. Insieme a loro sono molto legato alla musica dello stesso periodo che viene dall’America, in particolar modo dalla California. Dalle canzoni e dall’atmosfera di quegli anni prendo varie sonorità che poi trasformo e modernizzo».
C’è però anche un grande lavoro sulle possibilità vocali che è stato evidenziato in un duetto con il solo canto e tastiere a metà concerto.
«Non era previsto all’inizio del tour. E’ stata un’idea del mio pianista: si è messo a suonare un blues e ci ho cantato sopra. Così per la prima volta in Germania lo abbiamo fatto anche se in scaletta non sempre lo inserisco, oppure tendo a fare altre cose».
Le sue origini italiane sono genovesi. Ha già citato De André, massimo esponente di una città che ha dato natali a cantautori importanti.
«La mentalità di Genova è molto simile a quella inglese e per questo mi ci riconosco in pieno. Inoltre c’è quella sua malinconia che aiuta a esprimere meglio la creatività. E poi è una città sul mare e come le altre ha subìto tante influenze con le culture e le arti che si sono incontrate».
Con quali musicisti arriverà in Italia?
«Arriverò con la stessa formazione del tour inglese anche perché voglio che il pubblico italiano possa apprezzare il suono che abitualmente porto dal vivo. Il repertorio sarà quello di Sleep No More ma ci saranno anche sorprese con canzoni già presenti in scaletta negli anni passati. Speriamo che possa piacere».
L’attualità purtroppo condiziona anche il lavoro di musicista. Dopo gli attentati quanto è importante salire sul palco?
«Sento che oggi ancora di più abbiamo la responsabilità di suonare. Era successo anche dopo il Bataclan e a maggior ragione è importante oggi dopo Manchester. Il concerto offre una possibilità di riunirsi anche se uno è di fede o tradizioni diverse. Una possibilità di festeggiare tutti insieme. Bisogna continuare a dare una ragione perché la gente possa venire ai concerti e stare con gli altri. Non dobbiamo smettere di suonare, ma al tempo stesso è importante parlare e farsi capire. Un modo per non avere paura».
Michele Manzotti
Tagged Jack Savoretti