(Produzione indipendente)
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Alessio Lega non si nasconde. Non cerca scorciatoie o facili ammiccamenti per dire quello che pensa. Non l’ha mai fatto. Forse perché in lui si manifesta soprattutto l’animo del “ricercatore”, cioè di colui che ha a cuore la perpetrazione della cultura popolare, tanto da essere considerato una dei rappresentanti più coerenti del canto sociale, in bilico fra canzone d’autore e riproposizione dei repertori storici. Nativo di Lecce, ma trasferitosi a Milano ha all’attivo nove dischi, quattro libri e due video/dvd. La sua estrazione culturale deriva dalla sinistra anarchica, che l’hanno portato negli ultimi anni a scrivere un libro su Bakunin (pubblicato da Eleuthera) e a prendere parte come protagonista del Nuovo Bella Ciao (riallestito da Riccardo Tesi, che a due anni dal debutto continua a girare il mondo), ripresa e rivisitazione dello “scandaloso” e storico spettacolo realizzato dal Nuovo Canzoniere Italiano nel giugno 1964 al Festival dei due mondi di Spoleto. Si diceva che Lega non si nasconde e la pubblicazione di Mare Nero, suo nuovo disco, lo dimostra: in esso vengono raccolte grandi e piccole storie di lotta, amore e anarchia, seguendo un percorso che si discosta da qualsiasi catalogazione, ma in cui gli elementi della canzone popolare, d’autore e combat folk, riescono ad amalgamarsi magistralmente. Il disco contiene molti pezzi di grande scrittura, come il brano d’apertura del disco: una canzone d’amore (Angelica matta) che si dipana musicalmente con «una fuga che sembra non risolversi mai, per una canzone che forse non è né triste né allegra, ma divertita e inquieta» come spiega lo stesso autore. Con Santa Croce di Lecce si entra più decisamente nel territorio della tradizione della canzone popolare (senza patria e tempo). Musicalmente il brano è costruito su una melodia irlandese rubata a una ballata su James Larkin (sindacalista irlandese), e narra la storia dell’uccisione perpetrata dalle forze dell’ordine di 3 manifestanti disarmati (e il ferimento di un bambino), avvenuta il 25 settembre del 1945 nella città pugliese. Forse uno dei primi eccidi di lavoratori del dopoguerra.
Continuando l’ascolto del disco ci si imbatte in Stazione Centrale, brano in cui si manifesta il disagio per la trasformazione degli scali ferroviari – da sempre luoghi in cui le vite si incrociano, nel bene e nel male, e la città mostra il peggio di sé, il suo lato debole e oscuro – in luoghi asettici, simili più a centri commerciali. Nella triade di pezzi Maddalena di Valsusa, Porrajmos e Ambaradan, Lega affronta tematiche sociali attuali e del passato: come la terra contesa tra speculazione e natura (ripercorrendo alcuni fatti storici della regione), oppure l’olocausto zingaro (molte volte dimenticato); e il colonialismo italiano (che tanto “buono” non è stato). Per concludere si possono ancora citare le due cover del disco. Con Hanno ammazzato il Mario in bicicletta (scritto nel 1958 da Dario Fo e di Fiorenzo Carpi, per Ornella Vanoni) si rende omaggio a un’epoca, ma anche alla figura “romantica” del brigante/ladro, “uccisa” da pessime fiction sempre orientate a mitizzare i “buoni”. E Fiore di Gaza di Paolo Pietrangeli, «una ninna nanna vagamente soul per conservare intatto il sogno di un mondo migliore, davanti al torpore truce del telegiornale quotidiano» come racconta Lega. Mare Nero è il disco “politico” che ci si può aspettare da un autore “schiarato” come Lega, perché in esso, come già detto, società, storia, attualità e amore convivono in 13 pezzi di fine scrittura, in cui la «coerenza stilistica e di contenuti, e su un talento che nessuno oserebbe discutere» come afferma lo scrittore Valerio Evangelisti parlando di Alessio.
Riccardo Santangelo
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