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Tre date per festeggiare 45 anni di carriera. Ecco il regalo dei Manhattan Transfer al pubblico italiano. Cheryl Bentyne, Alan Paul, Janis Siegel e Trist Curless (che ha preso il posto del compianto Tim Hauser). Incontriamo Alan Paul in occasione della data di Rovigo successiva a quella di Pescara e precedente a quella di Cosenza, concentrate tra il 14 e il 17 luglio.
Dopo tanti anni di carriera, quali canzoni scegliete quando andate in scena?
“Il nostro obiettivo è quello di portare il pubblico in un viaggio musicale in tanti modi diversi. Tentiamo di rappresentare i vari periodi e stili di musica che abbiamo affrontato e inciso. Ogni concerto ha una propria scaletta”
Negli anni passati il gruppo si è focalizzato in repertori differenziati. Quale progetto avete attualmente?
“Abbiamo un nuovo disco che uscirà in ottobre ‘The Junction” che rappresenta la nuova tendenza dei Manhattan Transfer con me Janis Siegel, Cheryl Bentyne e il nostro nuovo componente Trist Curless. L’album è prodotto da Merv Warren e sarà un mix di stili (electro swing, jazz, pop, linguaggi brasiliani e latini) e un tocco di colonne sonore del cinema noir”.
Il vostro strumento è il più naturale. Qual è il segreto per mantenere la voce ai livelli per cui siete conosciuti?
“E’ molto complesso perché le nostre corde vocali fanno parte del corpo. Come cantanti è necessario quindi non ammalarsi: poi ci vuole molta autodisciplina e allenamento sia per il corpo sia per la voce. E poi bisogna fare una buona dormita la notte precedente al concerto”.
Quali musicisti avete con voi nel tour italano?
“Il nostro direttore musicale da 38 anni Yaron Gershovsky al piano insieme a Boris Karlov al basso e Ross Pederson alla batteria”.
Dopo la scomparsa del componente fondatore Tim Hauser avete immediatamente deciso di andare avanti?
“Sinceramente non sapevamo cosa fare. E’ stato un periodo difficile, con tante cose da fare e concerti che dovevamo onorare. Invece di cancellare tutto abbiamo preferito condividere le nostre sensazioni con il pubblico e fare in modo che la nostra musica e l’eredità di Tim potessero continuare”.
Michele Manzotti
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