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Abbiamo già parlato del Postmodern Jukebox in occasione del loro concerto di Roma nell’aprile 2017. Stavolta, in vista del loro ritorno in Italia al Teatro Romano di Fiesole, abbiamo parlato direttamente con l’ideatore del progetto Scott Bradlee.
Il PMJ è un collettivo, come sceglie i musicisti?
«Li contattiamo grazie alle referenze di altri componenti del PMJ. Avendo a disposizione un ottimo gruppo di musicisti talentuosi mi sanno segnalare altri straordinari cantanti, ballerini e strumentisti. Quando hai esecutori che sono tra i miglori del mondo ti mettono sempre in grado di avere degli ottimi colleghi scelti da parte loro. Essendo un gruppo vasto di persone, il problema è quello di tentare di averli tutti insieme in ogni progetto».
Con tutte queste persone come riesce a condividere le sue idee o a provare?
«Proprio questo aspetto riflette il grande talento di ciascuno di loro. Di solito arrivo con un ‘idea per un progetto e invito i musicisti a provare la canzone qualche volta. Penso che ogni grande lavoro passi attraverso la collaborazioni anche se molte volte recepisco le idee degli altri colleghi».
I video sono una delle vostre caratteristiche principali. D’altro canto cosa pensa dei dischi? Anch’essi rappresentano ancora una buona opportunità per conoscervi?
«Sono una grande opportunità per avvicinarsi al mondo PMJ. Il nostro album Essentials è una bella visione della serie, contiene molti dei nostri greatest hits e mostra il vasto registro del talento tra i nostri cantanti ».
Lei sarà a Fiesole? E quali musicisti saranno sul palco?
«Avremo una fantastica formazione di alcuni dei grandi calibri di musicisti del mondo. Potrete anche aspettarvi di partecipare a un party perché vogliamo ispirare il pubblico e divertirci. Come collettivo il cast cambia costantemente così non saprete mai chi va sul palco: ci piace fare in modo che la gente indovini».
Michele Manzotti
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