(Carosello Records)
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C’è tutta la purezza dei veri cantautori nell’ultimo album di Diodato, “Cosa siamo diventati”. La voce emerge limpida e il pensiero raggiunge con chiarezza l’anima. La musica avvolge le parole del cantautore con una melodia dove dolore e consapevolezza si uniscono in una danza liquida. Il disco esce a tre anni dal cd di esordio “E forse sono pazzo”. In questo periodo Diodato ha partecipato al Festival di Sanremo 2014 nella categoria “Nuove proposte” con il brano “Babilonia”, ha vinto il premio “Best New Generation” di Mtv, ha partecipato, per dodici puntate consecutive, alla trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio su Rai 3, esperienza che ha ispirato il disco “A ritrovar Bellezza” del 2014. “Ho cercato a lungo le parole giuste – ha detto Diodato – arrivando a scavare a fondo in un processo che talvolta, non lo nego, è stato anche doloroso. Volevo ci fosse tutta la verità, tutta la sincerità possibile”. Fra le dodici canzoni troviamo le passioni per il cantautorato classico, ma anche la vena rock dell’artista. Come nella prima canzone, “Uomo fragile”, dove un suono raffinato e affilato raccoglie concetti limpidi e profondi. In “Fiori immaginari” il mondo rimane chiuso fuori. Si aprono le stanze interiori fatte di luce e spazi, fragilità e visioni. “Cosa siamo diventati” è la presa di coscienza di come anche la perfezione dell’amore sia mortale. Le parole tornano ciclicamente nelle canzoni di Diodato. Parole che colpiscono e fanno sanguinare, venute fuori chissà come. Parole che si sciolgono nella bocca e che raccontano verità o felicità. Parole di una vita che sembrava “Un po’ più facile”.
Laura Tabegna
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