Otto canzoni trovate per caso. Nessuno si accorse di questi brani, eppure sono stati composti poco prima che l’autrice arrivasse a un grande successo chiamato Un’estate al mare. Di Giuni Russo è uscito un album che raccoglie questi pezzi. E’ Armstrong (GiuniRussoArte / Edel) che presenta i brani in due versioni, una delle quali nei provini voce e chitarra insieme alla coautrice e amica dell’artista, Maria Antonietta Sisini. La stessa Sisini ha prodotto anche un videoclip del brano Non voglio andare via con la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta. diretto e ideato da Carlo Fenizi. Con lei parliamo di questo progetto discografico.
In quale occasione e come sono state ritrovate queste prime incisioni?
“Alcuni anni fa sono venuta a conoscenza che i brani giravano nei mercati illegali, così ho pensato di recuperarli, per strapparli a quel sottobosco. Li vendevano nei mercatini frequentati da collezionisti a cifre esorbitanti. Sapevo di avere le registrazioni originali da qualche parte, allora io e i ragazzi dell’Associazione dedicata a Giuni ci siamo messi alla ricerca nell’archivio, e alla fine, dopo aver ascoltato nastri su nastri, li abbiamo trovati. Non nascondo che riascoltandoli ho pianto e ho pensato: “Ecco, questo è il tassello mancante nella sua discografia!” Il risultato è “Armstrong”, un vinile da collezione e un doppio cd, nel quale oltre alle versioni arrangiate ci sono anche le originali, così come erano state incise da me e Giuni, solo chitarra e voce”.
Ogni canzone ha una sua storia, come sono nati i brani di Armstrong?
“Il titolo dell’album è dovuto ad un incontro avvenuto tra una Giuni giovanissima e Louis Armstrong al Festival di Sanremo del 1968. Lei aveva 16 anni, aveva vinto a Castrocaro e all’epoca chi vinceva lì andava di diritto a Sanremo. In quell’edizione del Festival c’era Armstrong, alloggiavano nello stesso hotel e un pomeriggio, mentre lui si stava cambiando il bocchino della tromba, Giuni gli si avvicinò e iniziò a «jazzare» con la voce, e lui dicendo “For you baby!” le regalò il bocchino. Un dono che lei conservò gelosamente per tutta la vita. “Armstrong” è anche una traccia dell’album molto particolare, Giuni ci spiazza e stupisce con la sua voce, sempre potente ma raffinata allo stesso tempo, imitando il suono della tromba. La compose proprio in onore e ricordo di Satchmo. Mi ricordo bene la stesura di “Lacrime e sogni”: è un testo di Giuni autobiografico, l’avevamo composto in piena gavetta nel 1980, ed esprime in pieno ciò che si prova quando un’artista cerca la sua strada”.
Il lavoro di recupero delle tracce quali parametri ha seguito, tenendo conto che sono passati oltre trent’anni?
“I provini originali, nel cd 2, sono chitarra e voce, quindi per il cd 1 ho pensato di affidare gli arrangiamenti a Stefano Medioli, che per un decennio ha accompagnato Giuni nei live. E’ stato un lavoro certosino di ricerca degli strumenti originali degli anni ’80, il risultato è un sound fedele a qual tempo ma moderno e attuale”.
Questi brani furono fatti ascoltare a discografici o produttori?
“Certamente. Avevamo lasciato delle musicassette, sia a Roma che a Milano, ma non avevano destato l’interesse di nessuno, tanto che Giuni ed io nel tempo li avevamo dimenticati. Ma sono certa che se ce ne fossimo ricordate, negli anni, Giuni li avrebbe pubblicati”.
Quanto manca secondo lei un’artista come Giuni Russo alla musica di oggi?
“Moltissimo. Se a Giuni fosse stato concesso ancora un po’ di tempo, ci avrebbe certamente sorpreso con la sua sperimentazione, ricerca, perchè aveva molti progetti. Uno fra tutti? Avrebbe voluto cimentarsi nei canti del Teatro di Pechino”.
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