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Un braccio di mare separa la Corsica dalla Toscana tanto che le due coste si salutano. Ma la cultura còrsa è ancora poco conosciuta nel lato italiano del Mar Tirreno. Un’occasione di incontro è l’appuntamento musicale in Cattedrale a Pisa di sabato 11 novembre inserito nel cartellone del Book Festival. A Cumpagnia, gruppo originario di Pigna, presenta in concerto “Pulifunie corse. Canti sacri”. A parlarne Guido Firroloni di Éditions Albiana che ha organizzato la serata.
A Cumpagnia è formata da cantanti e strumentisti, che concerto presenterete?
«Sarà un concerto esclusivamente vocale perché verranno proposti canti sacri che fanno parte della tradizione. Un repertorio che prende sia dal mondo popolare sia da quello religioso. A livello generale A Cumpagnia ha fatto varie esperienze musicali per quanto riguarda la musica dell’isola spaziando anche nella modernità. Questo anche per il motivo che i singoli componenti provengono o fanno parte anche di altre esperienze».
Quando si parla di polifonia in Corsica si indica una forma chiamata paghjella, ce la può descrivere?
«E’ un canto a tre voci: la seconda dà il tono, poi entra il basso che stabilizza la melodia, quindi è la volta della terza, la più acuta. Si tratta della nostra forma di canto tradizionale che è religiosa e popolare al tempo stesso. Nel primo caso è codificata dal francescanesimo, nell’altra si è tramandata oralmente. Solo negli anni Settanta questa cultura è stata recuperata in modo importante».
Ci sono versioni moderne?
«Oggi ogni località còrsa propone la propria visione della paghjella. Ci sono delle piccole varianti, ma a parer mio non sono percepibili da chi non è abituato ad ascoltarla. E’ anche un simbolo della confraternite religiose che sono molto importanti nell’isola e che vengono chiamate in tante occasioni per cantare come messe e funerali».
Vedendo la geografia dei gruppi più famosi, questi vengono prevalentemente dal nord dell’isola…
«Storicamente è sempre stato così, ma adesso anche nelle zone di Ajaccio, Sartene e Porto Vecchio si ascoltano formazioni di livello. Inoltre attorno a questa scena ce ne è anche una non propriamente professionale: nei paesi non è raro che attorno a una tavola o in spazi all’aperto si intoni un canto popolare, un po’ come succede nella vicina Sardegna».
La Corsica per storia e tradizione è un territorio affine a quello italiano. La vostra cultura quanto è conosciuta nel nostro Paese?
«Diciamo che il turismo da 25 anni ha fatto ritrovare agli italiani la strada della Corsica: le corse delle navi hanno reso più stretto il legame. La storia d’altra parte resiste così come le prossimità linguistiche. Questo appuntamento in un festival culturale è un modo ulteriore per conoscerci nelle nostre tradizioni».
Michele Manzotti
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