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Il pianista Stefano Battaglia è una delle realtà italiane del jazz internazionale. Dopo gli ultimi lavori in trio ha inciso come solista Pelagos per l’etichetta tedesca Ecm del produttore Manfred Eicher. Lo stesso Eicher ha decido di presenziare al concerto di lancio di questo album, sabato 11 all’Accademia Chigiana di Siena
Come mai dopo l’esperienza in trio ha voluto affrontare un’incisione solista?
«In realtà l’improvvisazione per me è nata molto presto ed è quella più naturale e familiare. Poi quando è iniziata la collaborazione con Ecm ho scelto una dimensione più legata al lavoro in trio. Alle fine ho sentito l’esigenza di tornare al linguaggio solista e l’occasione è stato il concerto alla Fazioli Concert Hall in Friuli che mi ha permesso di lavorare su due gran coda (di cui uno preparato)».
Pelagos è un doppio cd, quindi un maggiore sforzo per la produzione. E’ stata una sua proposta?
«C’era tanto materiale da poter utilizzare: Eicher tiene molto al lavoro creativo dei musicisti. Mi ha scritto che era entusiasta di questo contrasto che avevo creato con il suono dei due pianoforti. Ma quello che è venuto fuori nel disco è una sua lettura della drammaturgia che avevo proposto, facendo in modo che ne nascesse un’altra accostando i brani secondo il suo gusto».
Il suono del pianoforte preparato ricorda quello delle percussioni e quindi al fatto che sia uno strumento a corde percosse. Come nasce questa idea?
«Dalla descrizione del dialogo fra le civiltà attraverso il mare: il linguaggio classico europeo si confronta con quelli di altre aree. Quindi il pianoforte preparato con gomma, legno e plastica, serve per creare un àmbito diverso dal sistema temperato per creare un’orchestra di percussioni».
E l’ispirazione?
«La mia passione per le culture musicali, nata all’inizio degli anni ‘90, ha influenzato moltissimo il mio universo poetico. Queste varie culture hanno creato un mosaico di conoscenze e consapevolezze che tra loro sono distanti. Il momento dell’improvvisazione, prassi espressiva che si focalizza sul qui e ora, determina così un elemento di verità che riesce a unire le esperienze diverse».
Michele Manzotti
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