(Stradivarius / Milano Dischi)
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Torniamo a parlare di Dino Betti Van Der Noot che dopo aver vinto il Top Jazz 2017 ha sfiorato il bis l’anno successivo. Merito anche di questo album che a differenza del precedente Notes Are But Wind è composto da tracce pensate per l’esecuzione in concerto. Il titolo del disco e della sua prima traccia lancia un ponte verso il passato perché il compositore si è servito in parte di citazioni (di Ellington e Gershwin tra gli altri) con lo scopo di sviluppare un percorso originale che in parte segue una struttura scritta lasciando spazio libero a interazione e improvvisazione. Ma a parer nostro la grande fortuna del musicista è quella di poter contare su una big band dalla struttura tradizionale alla Don Redman allargata ad altri strumenti come violino e arpa celtica. Una fortuna che però si sposa a un’abilità che consta nel tenere insieme tanti musicisti e renderli pienamente partecipi di un progetto. Nelle cinque tracce si nota le caratteristiche dello stile di Van Der Noot: molta attenzione all’armonia, cambi ritmici che arrivano come conseguenze naturali di un discorso musicale, assoluta libertà per i solisti nell’ambito della composizione. Se il passato viene evocato, il presente segue una strada personale matura e consolidata. Un disco pieno di contenuti e sfumature che dispiace non poter ascoltare dal vivo. Ma ci possiamo contentare ampiamente.
Michele Manzotti
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