(Parco della Musica Records / Egea)
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Oltre ad essere un’interprete di livello, la cantante Maria Pia De Vito ha al suo attivo progetti sempre interessanti e originali. Ricordiamo Il Pergolese, omaggio jazz alla musica del compositore settecentesco, e il recente Coraçao dedicato alla musica brasiliana con i testi tradotti in napoletano (ne abbiamo parlato in occasione di Umbria Jazz Winter 2017/18). Stavolta la musicista recupera la forma della moresca, antica danza di origine araba con i testi generalmente di carattere grottesco. Nella Napoli, città di origine della solista, questa forma fu molto popolare: uno degli artefici della sua riscoperta in tempi moderni è stato Roberto De Simone che l’ha inserita nella sua Gatta Cenerentola, ma al tempo stesso vari gruppi vocali (King’s Singers e Orlando Consort) la propongono nel loro repertorio. E a proposito di voce, De Vito collabora in questo disco con il Burnoguala Large Vocal Ensemble con il recupero di musicisti del passato come Adrian Willaert e soprattutto Orlando Di Lasso, protagonista assoluto nel XVI secolo. Il jazz e la musica world sono protagonisti alla pari della musica antica con ospiti quali Rita Marcotulli, Ralph Towner, Ousmane Coulibaly per inserti (le “altre invenzioni”) spesso in relazione con la moresca presentata nella traccia immediatamente precedente. Alcuni brani ci riportano alla citata Gatta Cenerentola come O Lucia, Miau Miau (che venne trasformata nel brano chiamato semplicemente Moresca) e la parte iniziale di Vecchie Letrose con la citazione del Secondo coro delle lavandaie. Tra le altre invenzioni citiamo Lafia Calia, Tambilili, Dindirindina e il tradizionale Voccuccia de no pierzeco posto nel finale e di grande fascino. Inoltre le composizioni di Orlando di Lasso parlano da sole e fanno parte della storie della musica. Un disco che si candida a essere uno dei migliori del 2018.
Michele Manzotti
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