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Il sipario si apre su La cattiva strada e si chiude su Crêuza de mä. In mezzo tre ore di musica che non hanno rappresentato solo un omaggio a Fabrizio De André e al suo repertorio, ma anche alla vocazione internazionale del suo messaggio. Infatti i due brani sono entrambi stati interpretati in tre lingue diverse concretizzando così un progetto che il cantante chitarrista Beppe Gambetta ha preparato da tempo per la sua Acoustic Night giunta al suo 18° anno. Un spettacolo (con la regia di Gambetta stesso e di Federica Calvino Prina) che presentava qualche rischio dato che le canzoni di Faber fanno parte del patrimonio personale di tante persone, ma che è stato condotto con gusto, passione, interazione tra musicisti in scena e tra palco e pubblico. Il genovese Gambetta, che vive tra Italia e Stati Uniti, ha quindi proposto al Teatro della Corte per quattro sere Fabrizio nel mondo “Tausende Mohnblumen Werden Das Machen” insieme a Felix Meyer ed Erik Manouz dalla Germania, James Keelaghan e Hugh McMillan dal Canada e al contrabbassista Riccardo Barbera.
I testi dei brani di De André sono stati tradotti da Meyer e Keeleghan nelle loro lingue: ricordiamo il tedesco de Recitativo e La guerra di Piero (Tausende Mohnblumen sono i mille papaveri) e l’inglese de La strada sbagliata e Il matto. Manouz ha recuperato il francese di Georges Brassens de Il gorilla. Poi c’è il De Andrè visto da Gambetta e già presente nel suo ultimo album Short Stories: Il pescatore e Jamin-A in versioni dal grande fascino sonoro. Quindi gli originali dei musicisti sul palco con tematiche legate alla poetica sociale e visionaria di Faber. Il pubblico, che ha affollato tutte e quattro le serate già in prevendita, ha mostrato di apprezzare sin dall’inizio lo spettacolo (con lo sfondo di un campo di grano e mille papaveri rossi disegnati da Sergio Bianco) e di partecipare attivamente alle sollecitazioni di Gambetta e degli ospiti nel sottolineare i ritornelli. Finale indimenticabile con la già citata Crêuza de mä in tre lingue, un inno laico valorizzato dal testo originale in genovese nelle ultime due strofe. Preceduta da un’altra perla: la Geordie in versione inglese (testo reso noto da Joan Baez) con le sole voci senza microfono e con la chitarra di Gambetta. Uno dei momenti più alti per l’omaggio a un artista patrimonio del mondo.
Michele Manzotti
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