(Parco della Musica Records / Egea)
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La tradizione ebraica nella Dna musicale di Gabriele Coen è molto forte. Ma al tempo stesso il sassofonista è legato a una concezione altrettanto forte della grammatica jazz che mette in evidenza le proprie ispirazioni. Il progetto Sephirot è legato al simbolismo dell’albero della vita nella Kabbalah e nel misticismo ebraico Quindi nelle intenzioni un viaggio attraverso una dimensione della trascendenza ma anche della realtà umana che la descrive, in questo caso con la musica. I componenti del sestetto (Lutte Berg alla chitarra elettrica, Pietro Lussu all’Hammod e al Rhodes, Marco Loddo al basso, Luca Caponi alla batteria e Arnaldo Vacca alle percussioni) si sono inseriti molto bene nel suono di questo progetto. Che al di là dell’ispirazione troviamo molto terreno, con un suono elettrico di fondo efficace nel sorreggere le visioni (queste si più mistiche grazie al sapore orientaleggiante) di Coen. Si prenda ad esempio Gevurah dal forte impatto ritmico, la struttura di Binah che ricorda i migliori Weather Report, la melodia di Netzach, le figurazioni di Yesod, Un jazz moderno dove la grande tradizione non è mai dimenticata.
Michele Manzotti
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