(Produzione indipendente)
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La musica può raccontare i colori? Di sicuro molte sfumature delle emozioni più profonde delle vita si muovono con eleganza nell’ultimo album di Paolo Preite. Il cantautore romano ha lanciato da poco il suo ultimo album per il quale ha scelto la lingua inglese (tranne la canzone “Una piccola differenza”) e, per la sua tavolozza di note, una linea molto melodica, spesso diretta verso il soul. Si tratta del secondo album di Paolo Preite, tutto autoprodotto ad eccezione del brano “Una piccola differenza”, che porta il marchio del musicista e produttore americano Fernando Saunders. Kenny Aronoff, Bob Malone, Jane Scarpantoni, Michael Jerome, Ondre J Pivec, Chip Crawford, Joe Ayoub, TEss, Marco Rovinelli, Alberto Lombardi e Alessandro Cefalì sono solo alcuni dei musicisti che hanno contribuito alll’album. La chitarra acustica è lo strumento per definire la chiarezza cromatica di un album che vuole dare spazio sia a pezzi fortemente ritmati sia a ballate romantiche. Nella sequenza delle dieci tracce c’è spazio anche per scatti in bianco e nero, canzoni sfumate dal ricordo, come “Memories and dust”. Anche nel brano “Can’t find a reason”, il cantautore romano entra con i toni scuri del grigio in una fotografia ingiallita dal tempo, dove ricordo e realtà si confondono nel filtro della coscienza. La musica diventa così la colonna sonora dell’esorcismo di un dolore, dell’elaborazione di una perdita. L’unica forma di liberazione, nell’impossibilità di scoprire il senso di questa vita, è proprio la musica.
Laura Tabegna
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