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Foto (c) Serena Groppelli per il Festival Beat Salsomaggiore. Dall’alto Kim Salmon, Thee Hypnotics e il pubblico del festival
La mezzanotte scocca con i concerti più attesi. Poi, se uno vuole, può continuare fino all’alba ballando o ascoltando il Beat. E’ proprio a questo genere, con le evoluzioni che lo hanno caratterizzato nel corso degli anni. che è dedicato il festival che si tiene nella località termale da 26 edizioni. Una presenza divenuta autorevole: a Salsomaggiore arrivano infatti ogni anno gruppi da tutti i continenti in date esclusive per l’Italia (come nel caso degli americani Chocolate Watchband, atto principale del sabato sera). La formula quindi accomuna tante persone: dalle famiglie he si vogliono godere la sera d’estate nell’area del festival dove sono compresi mercatini e stand gastronomici agli appassionati che arrivano da tutta Italia, richiiamati da nomi impossibili da trovare altrove. L’area del Ponte Ghiara, sufficientemente lontana dalle abitazioni per evitare problemi di convivenza sonora, è quindi stata affollata nelle due delle quattro serate del festival dove si sono esibiti i gruppi più importanti.
A partire da Kim Salmon e i suoi Scientists nella loro nuova incarnazione: il musicista australiano ha una carriera di lungo corso con formazioni come Beasts of Bourbon e Surrealists. Se lo stile garage fa parte del suo Dna, lo è anche il rock’n'roll con le sue origini blues. Swampland e Frantic Romanticnon sono mancate per la gioia di molti, accanto alle proposte attuali. La band che accompagna Salmon (che indossa la giacca inconfondibile con il salmone) lo segue con diligenza e ordine a partire dalla sezione ritmica, per un successo annunciato. Prima del gruppo di Perth si sono esibiti Thee Hypnotics di Jim Jones, già presente nel 2013 al festival con la Jim Jones Revue. La sua prima creatura quindi rinasce sul palco con suoni distorti d’ordinanza, riti sciamanici attorno alla chitarra elettrica e un’energia invidiabile dovuta alla compattezza del quartetto. Anche in questo caso non sono mancati classici come Shakedown e Soul Trader con Jim Jones frontman ancora convincente a distanza di trent’anni dal suo esordio.
Michele Manzotti
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