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Con il suo suono ha sottolineato la canzone italiana negli anni Ottanta. Poi ha passato tanti anni negli Stati Uniti dove ha lavorato come compositore. Oggi torna spesso in Italia in tour e parliamo con Sergio Caputo in occasione della data alla Villa medicea di Poggio a Caiano (Prato) nell’ambito del Festival delle Colline.
Questa tappa arriva sull’onda di un nuovo disco, ce lo può raccontare?
«Ho scoperto che l’età dei miei fans varia dai 16 ai 55 anni. Quindi alcuni di loro non erano ancora nati quando sono usciti i miei primi dischi; oggi in commercio si trovano antologie dove sono inclusi solo alcuni brani. Ho deciso allora in Oggetti smarriti di recuperarne altri in versione acustica immaginando che venissero poi riproposti sulla spiaggia davanti al fuoco. Ci sono canzoni come Disneyland e Dalla peste di Parigi, inediti (Io, l’ombra e la luna) e il mio primo singolo Libertà dove sei».
Sabato italiano compie 35 anni. Come è arrivato questo successo?
«Non sapevo ancora se la musica sarebbe stata la mia vita: lavoravo infatti come pubblicitario. La dimostrazione è arrivata quando sono sceso al supermecato sotto casa e un gruppo di ragazzi la cantava. Mi sono divertito a raccontare tutta la storia in un libro chiamato Un sabato italiano memories».
Non è mancata l’esperienza a Sanremo…
«L’ho vissuta sempre come un’occasione di maggiore visibilità. L’ultima volta è stata nel 1998: poi è stato sempre di più un happening e meno una vetrina della musica tanto che le canzoni sembrano diventate un accessorio».
Ultimamente sui social lei he preso posizione nei confronti delle radio che non mettono i brani nuovi suoi e di altri. Come mai questa situazione?
«Perché i grandi network hanno una natura commerciale, tanto che quando Fiorello ha deciso di mettere il mio nuovo singolo nella sua trasmissione ha creato un po’ di trambusto. Io mi auguro che le radio web e quelle satellitari ritrovino la funzione delle emittenti di una volta, con la scelta dei brani affidata tradizionalmente al gusto del Dj».
La dimensione dal vivo?
«Mi piace tantissimo ed è il motivo principale per cui continuo a fare questo mestiere. Il contatto diretto con la gente è importante. Infatti il mio nuovo singolo Scrivimi, scrivimi è dedicato al mondo dei social e ai tranelli, anche pericolosi, in cui si può cadere».
Michele Manzotti
(Sergio Caputo al Popolo del Blues con Ernesto de Pascale, foto (c) Pressphoto Firenze)
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