(Produzione indipendente)
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Johnny Fink è un autentico grano del sale della terra del Blues. E’ infatti parte di quella “second line” di artisti che percorrono miglia e miglia di autostrade americane – in particolare del midwest – tra palchi più o meno grandi ed innumerevoli bar di provincia. Ormai, ovunque ci si trovi, è facile che debbano trascorrere anni prima di poter assistere ad un concerto di qualche grande reduce del genere: nelle lunghe attese, è gente come Fink a la sua Intrusion (Doug Moore alla batteria e Matt Newman al basso, con l’aggiunto Jimmy Rogers alle tastiere) che tiene alta la fiamma del blues, celebrandone al meglio gli stilemi in una quotidianità di fatta di concerti infrasettimanali e festival magari meno conosciuti. Pur essendo insieme dal 1992, è solo l’anno scorso che i nostri danno alle stampe “JFI”, la loro opera prima. Non è un disco dal vivo, eppure è efficace manifesto di musica da strada: si comincia con una classica hoochie coochie song, “Oh No”, e si va avanti per una cavalcata rock-blues dove la lettera maiuscola rimane sempre la “B”, nel rispetto dei tanti padri putativi che hanno ispirato Fink, e che lui stesso si diverte a citare nello spassoso inno di “Let’s Hear Some Blues”. Sinceramente da brivido le movenze slow di “Damn Broke” e “Pain”, mentre la rockeggiante “Knew She Was Looking” rende bene la perizia del leader alla slide-guitar. Di fronte a tale schiettezza non c’è granché da dibattere: se amate quelli che gli americani definiscono “local heroes”, nel blues Fink è certamente uno di classe – come dimostrano anche alcuni premi vinti (tra cui la Dayton Ohio Blues Challenge ed il Cincy Blues Society Award). E siccome è difficile che la Intrusion si infiltri oltre i confini del loro continente, “JFI” vale come ottima carta d’identità.
Pietro Rubino
Tracklist
1) Oh No
2) Hey Hey Hey
3) The Fall
4) Let’s Hear Some Blues
5) Damn Broke
6) Knew She Was Looking
7) Go Away
8) Pain
9) It’s Alright
Tagged blues, Johnny Fink & The Intrusion