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L’incontro con il sassofonista di Boston Ken Field è avvenuto a Brema all’interno di jazzahead!. Un appuntamento nato per caso e originato dal fatto che Field è stato componente dei Birdsong of the Mesozoic, il cui album Extreme Spirituals è stato recensito su queste pagine. Terminata quell’esperienza, Field ci ha voluto far conoscere un suo progetto, quello della Revolutionary Snake Orchestra, che ha al suo attivo quattro album a partire dal 2003.
In questa sede parleremo delle ultime due incisioni in ordine di tempo. Live Snakes è del 2014 e vede Field affiancato da vari musicisti che si alternano fra le tracce con l’unica costante della presenza del bassista Blake Newman. Il suono è basato sull’improvvisazione, ma è un combo diverso da quelli tradizionali. C’è molto ritmo, dialogo tra gli strumenti, momenti funky, cool, free, melodie orientaleggianti. Un mix condotto in modo intelligente con i compagni di avventura di Field a entrare in pieno nel suono pensato dal leader. Le composizioni originali (segnaliamo l’iniziale Parade, Slots, For Karen) convivono con standard ben reinventati, da Caravan di Duke Ellington, a I’ll Fly Away, classico country che sembra uscire da uno spettacolo mozzafiato di Burlesque.
I Want That Sound! è invece uscito nel 2016 e vede una formazione fissa con Field e Newman oltre al tenorista Tom Hall, al trombettista Jerry Sabatini, al trombonista Dave Harris e al batterista Phil Neighbors tutti già presenti nel disco precedente. In questo caso tutti i brani sono originali con l’atmosfera già descritta sopra, anche se qui ci sono due aspetti ben identificabili; quello della marchin’ band da strada e quello dell’ensemble da club. All’ascolto complessivo rileviamo un’ulteriore passo in avanti del già ottimo lavoro fatto negli anni passati. Segnaliamo Slippery When Wet, l’affascinante Higgins Hollow, la gioiosa Nature, la traccia titolo, la conclusiva John’s Jailhouse Blues. Alla fine possiamo dirlo anche noi con assoluta convinzione: I Want That Sound!
Michele Manzotti
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