A dieci anni dalla scomparsa riproponiamo il pezzo scritto in ricordo di Bettie Page
Viveva isolata da anni, ma appena si è diffusa la notizia della sua scomparsa tutti i media del mondo ne hanno parlato. Bettie Page, la regina delle pin-up, anzi colei che ha fatto assurgere questa figura a un rango più alto. Ovvero a coloro che insieme alle attrici fanno parte a pieno titolo dell’immaginario maschile. Bettie Page se ne è andata a 85 anni, ma se ne era andata dalla nostra vista già da tempo. Saggia decisione: perché assistere all’invecchiamento di quel viso e di quel corpo che aveva fatto impazzire milioni di uomini e che aveva in molte donne fatta nascere la voglia di emularla? Inoltre cosa colpiva di più di Bettie? Le gambe certo, le forme in genere, scolpite dalla natura come se fosse arrivato Michelangelo in persona a dare una mano per renderle perfette. Il modo di proporsi con pochi e succinti vestiti o senza, non c’è dubbio. Ma soprattutto il suo fascino era espresso dal sorriso. Sembra strano ma è proprio il sorriso che fa bella mostra di sé in quasi tutte le foto ufficiali a essere il vero segreto della forza di attrazione di Bettie Page.
Perché in fondo il viso di questa donna è quello di una ragazza semplice, di una donna della porta accanto. Una figura che tolti i vestiti tipici della provincia americana (era nata a Nashville) , mantiene più di quello che promette, ma senza che l’occhio di chi guarda perda di vista quel sorriso. Era una semplice segretaria (aveva scelto questo lavoro per pagarsi gli studi di recitazione) quando fu individuata per diventare una modella nel 1949: per vivere diventò anche una delle protagoniste più richieste del burlesque, uno spettacolo di strip più simile all’avanspettacolo con ballo ed esibizione di arte varia. Oggi, se i festival di questo genere abbondano, lo dobbiamo a lei. Fu una regina delle riviste per soli uomini e nel gennaio 1955 anche Hugh Hefner la scelse per essere ‘coniglietta’ del mese di Playboy. Le sue foto in bikini o in impalpabili completi di biancheria intima, senza disdegnare pose e abbigliamenti sadomaso furono un preludio alla rivoluzione sessuale degli anni ’60. Non ebbe una vita facile: alle molestie da parte del padre seguirono matrimoni finiti male. Un processo intentato da un parlamentare bigotto pose fine alla sua carriera: nel 1957 si avvicinò a una chiesa protestante divenendo suora laica. La sua fortuna è stata quella di essere scoperta e in parte rivista da disegnatori diventati di culto.
La sua figura diventa protagonista di comics e di tavole artistiche e questo ha portato alla Page di poter contare su un manager che potesse gestire il suo merchandising. Ora che ci ha lasciato restano migliaia di scatti, di disegni, decine di libri e un film girato volutamente in bianco e nero (The Notorius Bettie Page, 2005, regista Mary Herron, protagonista una fantastica Gretchen Mol). E da pagine, foto e pellicole rimane indelebile il sorriso di Bettie. Un sorriso senza malinconia, che continua e continuerà a farci innamorare di una bellezza immortale.
Michele Manzotti
Tagged Bettie Page