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Sono i cantautori le vere voci della coscienza collettiva, soprattutto quando le fonti ufficiali e istituzionali diventano sempre più lontane dalla loro vera missione. Carmine Torchia è uno di quegli artisti capaci di cantare senza retorica “Il rumore del mondo”. E così si chiama il nuovo album del cantautore calabrese, che torna sulla scena discografica dopo tre anni da “Affetti con note a margine”. “Il rumore del mondo” è un disco fuori dagli schemi, con scelte strumentali curate. La chitarra e l’organo Hammond si amalgamano con la contemporaneità dei sintetizzatori. Il fraseggio delle note si accorda con testi di denuncia, eppure poetici, sottili. Attraversiamo così storie di migranti, descritti come rondini, fino al tributo a Peppino Impastato. “Guido, l’incompreso” è la fotografia di una famiglia come tante, un ritratto crudele nella sua lucida semplicità. Due note di chitarra bastano a intonare la malinconia di un giullare, capace di cogliere le note della verità. Ascoltando la musica di Torchia ci viene da pensare che se non ci fossero la musica e la poesia, la realtà sarebbe troppo difficile da accettare. Invece ci lasciamo cullare dal rumore del mondo suonato dal cantautore, fino a “L’ultima Canzone”. Finisce così questo disco dal sapore agrodolce, con un testo inedito di Léo Ferré, tradotto per Torchia dalla figlia dello chansonnier, Manuela, un brano che scopre un nuovo corso, senza dimenticare il proprio passato.
Laura Tabegna
Tracce
Come Rondini
Tu chi sei? Da dove vieni?
Guido, l’incompreso
Discorso immaginario con Azhar
… e sale quanto basta
I giorni del non-amore
In nessun altro posto
Rùanzu, il cane
L’ultima canzone
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