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E’ In partenza il nuovo tour di Francesco De Gregori intitolato “Off the record” dal 28 febbraio al 27 marzo per un totale di venti concerti al teatro romano della Garbatella. Un titolo voluto dal cantautore quasi a sottolineare l’estemporaneità dell’evento che lo vedrà accompagnato da una band ormai rodata e costituita dal fido Guido Guglielminetti al basso, Carlo Gaudiello al piano e alle tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre acustiche ed elettriche e Alessandro Vallle alla pedal steel guitar e al mandolino. Il tutto farà da apripista ai concerti estivi che saranno di tutt’altro tono ed entità e la contrapposizione con i concerti del piccolo teatro è chiara fin dal titolo “De Gregori & Orchestra Greatest Hits Live“: un‘orchestra composta da quaranta elementi, che avrà al suo centro lo Gnu Quartet già avvezzo alla collaborazione con la canzone d’autore, oltre alla band che accompagna De Gregori da tempo. I concerti si svolgeranno in luoghi monumentali cominciando dalle Terme di Caracalla di Roma l’11 Giugno per terminare il 20 settembre all’arena di Verona . Due serie di concerti, due canoni diversi. E ‘lo stesso De Gregori a a parlarne e a spiegare i concerti romani dal palco dell’ intimo Teatro della Garbatella il 27 febbraio ,dove c’è stata la presentazione alla stampa con una prova generale di grande impatto ed emozione: “ Voglio presentarvi delle canzoni meno ascoltate sperando che vi piacciano “ e giocando con i suoi occhiali scuri ed il cappello come un entertainer consumato ha snocciolato una serie di canzoni corrette dal suo attuale gruppo in versione country rock confidenziale, strizzando sempre di più l’occhio al mai dimenticato Dylan. Fondamentali i ruoli giocati dai due chitarristi della formazione che intrecciano le corde con grande perizia e complicità. Il concerto si apre con una versione di Viva l’Italia che vede il gruppo accompagnato dal Coro Popolare, un piccolo ensemble che accompagna De Gregori in maniera sommessa, quasi dolente. “ Per tanto tempo ho evitato di farla ma adesso ne ho di nuovo voglia “ è l’unico breve e implicito accenno che si può cogliere del pensiero politico del cantautore al momento per il resto sarò una serata dove a ben considerare le canzoni sono due i temi scelti : Roma e la Guerra, a volte con correlazione . Ed è proprio una canzone romana , viscerale quella che canta De Gregori per seconda “ Ma che razza de città “ scritta nel 1973 da un intellettuale, uno psichiatra prestato alla canzone come Gianni Nebbiosi , brano questo già presentato nel tour dell’anno scorso. Dopo un paio di omaggi a Dylan, Desolation row (Via della Povertà) e I shall be released ( Come il giorno ) è la volta della canzone più convincente del concerto : La guerra tratta dall’album Sulla strada che in questo caso supera la versione in studio grazie al gran lavoro al mandolino di Alessandro Valle. E poi scorrono velocemente e coerenti alla visone bluegrass dal loro autore: Cercando un altro Egitto , Stelutis Alpinis , A Pa’ , Condannato a Morte . Poi De Gregori si ferma ed con il solo accompagnamento del discreto piano di Carlo Gaudiello esegue l’unico brano senza appoggio chitarristico , Cardiologia. “So che siete dei romanticoni “, ammicca mentre il gruppo torna per Showtime e un altro brano di Dylan Sweetheart like you (Un angioletto come te ) . L’ultima parte del concerto è dedicata ai suoi classici La leva calcistica della classe ’68 , Generale, un altro omaggio a Roma con San Lorenzo . Poi altra sorpresa con il Cuoco di Salò, brano che all epoca di Amore nel pomeriggio fu prodotto da Franco Battiato che lo aveva arrangiato con tocchi classicheggianti i quali ben rendevano l’atmosfera di finale di partita del regime fascista . Poi , dopo “ Miramare “, l’ultima canzone, Rimmel , ormai assurta col tempo come “La” canzone di Francesco De Gregori. “La scaletta non sarà sempre la stessa ogni sera “ ci tiene a precisare De Gregori in un’informale conferenza stampa subito dopo il concerto “ un quarto delle canzoni girerà ad ogni spettacolo , in tutto ne abbiamo preparate sessanta “. E non si escludono o sorprese sul palco a cominciare dal fratello Luigi Grechi , spesso suggeritore delle scelte country di Francesco.
Ugo Coccia
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