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Foto di Angelica D’Agliano
Il soldato marcia ancora. Lo fa da oltre un secolo, da quel 1918 in cui l’Europa era devastata da una guerra terribile e doveva ritrovare la propria identità. Quella del soldato Joseph è un’allegoria tutt’ora attuale con le tematiche del sogno, della speranza, dell’avidità nel consegnare il proprio violino (l’anima che suona dentro e fuori il corpo) al diavolo. L’Histoire du soldat con il testo originale di Charles-Ferdinand Ramuz e la musica di Igor Stravinskij ha segnato la storia culturale del primo Novecento ricreando il genere del teatro musicale da camera. Una composizione che ha sfidato gli anni anche grazie alle tante versioni, con scenografia e in forma da concerto, che l’hanno caratterizzata. L’ultima in ordine di tempo è quella con il testo adattato da Peppe Servillo, voce recitante affiancata dai solisti di Roma Sinfonietta diretti da Fabio Maestri, presentata alla Tenuta dello Scompiglio di Vorno (Lucca) nell’ambito della stagione tematica Della morte e del morire. L’ambientazione campana pensata da Servillo si adatta benissimo alla vicenda, sottolineando con efficacia il dramma della lontananza di spazio e temporale vissuto dal soldato Joseph-Giuseppe.
I versi si legano con facilità alle note del capolavoro stravinskiano che i musicisti dimostrano di maneggiare con sicurezza tecnica e interpretativa, ponendosi come voci “altre” rispetto a quella principale. L’organico (violino, contrabbasso, cornetta, trombone, clarinetto, fagotto e percussioni) ha permesso anche l’esecuzione di quattro brani di Marcello Panni, presente in sala. Lo stesso Panni ha voluto sottolineare il settetto come sia un’eccellente rappresentanza della più vasta orchestra sinfonica e di aver voluto scrivere pezzi appositi che potessero sfruttare queste sonorità. Così il ciclo La Terra del Rimorso, basato su melodie molto note del Salento, ha aperto la serata nel segno di un recupero della tradizione popolare fatta con grande eleganza. Un appuntamento che ha convinto il pubblico numeroso giunto nello spazio, festeggiando così l’esecuzione e il progetto complessivo.
Michele Manzotti
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