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Joe Jackson, Four Decade Tour, Auditorium della Conciliazione, Roma, 19 marzo 2019

www.joejackson.com

Il Four Decade Tour , che celebra i 40 anni di carriera dell’artista britannico, si snoda attraverso uno spettacolo ben preciso, un concept studiato dallo stesso Joe Jackson e da lui spiegato al pubblico: vengono proposte canzoni prese da 5 album, ciascuno di essi rappresentante una decade ben precisa, Look Sharp (1979), Night and Day (1982), Laughter and Lust (1991), Rain (2008) e Fool (2019) più qualche altra canzone gettata nel mucchio e magari qualche cover.

Teddy Kumpel alla chitarra, Doug Yowell alla batteria e Graham Maby al basso sono i tre pilastri su cui poggia la tastiera e la voce di Joe Jackson per dare vita sin dall’inizio ad un suono che riempie tutti gli spazi delle canzoni, senza sbavature e senza una nota di troppo.

Joe Jackson, che non ha mai brillato per simpatia e disponibilità, appare sereno e persino sorridente in questa serata romana di fine inverno mentre spiega, uno ad uno, i passi di questa quarantennale carriera alternata tra new wave, swing e rock/jazz ed è proprio dal debutto, quel Look Sharp dell’ormai lontano 1979, che arriva l’esecuzione di Is she really going out with him, dando la certezza che già dopo un paio di canzoni il motore sia ben caldo e che la serata sarà di quelle piacevoli e da ricordare a lungo.

A dispetto del rigoroso concept spiegato a inizio concerto, l’ordine d’esecuzione delle canzoni è piacevolmente non preciso e saltare da una decade all’altra, da un album all’altro, proprio all’interno di una carriera così varia come quella di Joe Jackson, fa meglio apprezzare la caratura sempre elevata e costante di ogni singola canzone. A Fabulously Absolute, anch’essa tratta da Fool, segue quindi l’indimenticabile Real Men tratta da Night and Day del 1982 e la sensazione è quella di essere ormai arrivati al cuore della serata.

La cover della serata è presa dal repertorio degli Steely Dan (King of the World) ed è non solo l’omaggio ad uno dei suoi gruppi preferiti ma è la congiunzione, il ponte immaginario tra i due continenti e le due culture musicali tra le quali Joe Jackson ha sempre alternato con eleganza la sua produzione musicale.

You Can’t Get What You Want (Till You Know What You Want) ci arriva addosso con la stessa carica con cui ci sorprese nel 1984 quando acquistammo Body and Soul mentre commovente è l’operazione con la quale viene spiegata l’esecuzione di Steppin Out: per questo tour celebrativo Joe Jackson ha infatti deciso di regalarla al suo pubblico nella versione originale, esattamente come venne registrata, e, quasi come in processione, viene introdotta sul palco l’originale drum machine mentre Teddy Kumpel si avvicina al synth che riproduce il basso e Graham Maby si posiziona al glockenspiel. La micidiale e riconoscibilissima sequenza iniziale di synth, quelle note – proprio quelle che stavamo attendendo da inizio serata – ci proiettano in quegli anni, in quelle luci al neon dall’effetto retrò, in quelle indimenticabili atmosfere di inizio anni ’80.

La serata si conclude con la stessa canzone con cui è cominciata: Alchemy è l’arrivederci, è il tappeto su cui i musicisti abbandonano il palco uno ad uno, sono i titoli di coda di questo film che dura da quarant’anni, a metà strada tra la love story ed il noir, che noi non ci siamo affatto stancati di vedere per l’ennesima volta.

Giovanni de Liguori

 

 

 

 

 

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