(Appaloosa / Ird)
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Del Friuli ha la forza e la solidità, anche se momentaneamente non più la lingua. Il nuovo disco di Luigi Maieron racconta un mondo più maturo, fatto di quella concretezza con cui si misura la capacità di realizzare i sogni. L’artista torna con una nuova formula per cantare dell’amore e di altre cose quotidiane, sempre colte nella loro immensa poesia. Ma stavolta il cantautore e scrittore friulano si allontana un po’ dalla tradizione, scegliendo l’italiano come lingua d’elezione e il presente come spazio in cui si muovono le anime protagoniste delle sue canzoni. La chitarra si accompagna al suono delicato tessuto da un folto gruppo di strumentisti, con in testa il batterista U.T. Gandhi. “Fino ad ora – ha spiegato l’artista – ho cantato l’importanza delle radici, di un’epoca solida priva di fronzoli, abituata a caricarsi in spalle il proprio destino. Questo disco prova a raccontare cosa ci succede, cosa ci batte dentro e cosa si sta spegnendo”. Nelle 12 tracce dell’album scopriamo così l’importanza degli affetti, delle piccole grandi cose che generano per paradosso il titolo che dà il nome al cd “Non voglio quasi niente”. “Minoranze” ci ricorda le persone che non barattano un contenuto a prescindere dai numeri. Unire parole e musica, questo è il grande talento di Maieron, un uomo che sa guardare l’amore dalla prospettiva del “cielo di casa sua”.
Laura Tabegna
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