(Vrec Music Label / Audioglobe)
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C’è una terra magica, sospesa, dove ai piedi delle Apuane scorre il grande Mississippi. Tra rocce bianche e anime dalla pelle nera, un cantautore dal cuore gitano recita il suo mantra blues. Gianmaria Simon ha il dna anarchico delle montagne che dettero il marmo a Michelangelo e il rhythm‘n’blues dei campi di cotone del nuovo mondo. Dopo aver raccolto idee e poesie in una fisarmonica, il cantautore di Sarzana ha impugnato una chitarra per raccontarsi nel suo primo album solista “L’ennesimo Malecon” (2014). Oggi il polistrumentista presenta il suo secondo disco, sempre on the road, e sceglie come titolo un ironico “Low fuel”, poco carburante. In realtà la carica e l’adrenalina non mancano nelle 11 tracce scritte da Simon, che ci trascina in una giostra di colori folk, tra gipsy rock, armoniche e qualche passo di tango. Sarebbe troppo facile sentire nell’istinto di questo ragazzo dall’animo zingaro gli echi di Capossela e Bennato. Per capire la sua poetica ci basta ascoltare il manifesto ideologico de “Il blues dell’odio”, dove Simon dichiara la sua avversione per rap e musica noise. La carambola di suoni e vibrazioni che ci ha accompagnato in questo album si chiude con una danza romantica, una “danza zoppa”, senza testo. Solo musica.
Laura Tabegna
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