(Endless Blues Records)
www.mimsmick.com
E’ lo stesso Mick Kolassa a suggerirci sul suo sito qualche indizio sulle proprie intenzioni musicali: il concetto ivi citato di “free range blues” rappresenta infatti fedelmente il variegato mix di stili, ritmi e colori che fa da sfondo a “149 Delta Avenue”. In primis abbiamo una serie di scorribande tra boogie di strada, shuffle impregnati di soul e sornioni ammiccamenti creoli, dai nomi che sono tutto un programma: “I Can’t Slow Down”, “Miss Boss”, “Whiskey In The Morning” e via dicendo. Potenti iniezioni che non esauriscono una caratura che trova altrettanto peso nello svolgimento di moods più sinistri e scuri: “Cotton Road”, “American Intervention”, Pulling Me Down” costituiscono un trittico che ha il carattere della contemporaneità: non ci si faccia ingannare dall’età del nostro e da un amore per il blues iniziato oltre 50 anni fa: “149 Delta Avenue” è un disco in cui sono ben presenti i travagli del tempo presente, le guerre sotterranee ed infinite che solo un veterano può descrivere con vividezza. Notevole il supporto della Taylor Blues Band, gente di assoluto valore: David Dunavent alla chitarra solista, Leo Goff al basso, Lee Andrew Williams alla batteria, Chris Stephenson alle tastiere reggono benissimo il gioco di Michissippi Mick (come Kolassa ama farsi chiamare). Detto questo, fa sempre piacere ritrovare ospiti d’eccellenza come Jeff Jensen e Toronzo Cannon. Tra tanta energia la chiusura swing di “The Viper” potrebbe sembrare fuori posto, ma è solo il tassello finale di un lavoro ottimo, frutto di passione, esperienza e generosità.
P.S. I proventi del disco vanno interamente a finanziare una serie di programmi di beneficenza progettati e sponsorizzati dalla Blues Foundation.
Pietro Rubino
Tracklist
1) I Can’t Slow Down
2) US 12 To Highway 49
3) Alternative Man
4) Cotton Road
5) American Intervention
6) Pullin Me Down
7) Whiskey In The Mornin’
8) I Don’t Need No Doctor
9) Miss Boss
10) 35 Miles To Empty
11) Alternative Man Alternative
12) The Viper
Tagged blues, Mick Kolassa