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Sid Griffin: “Ecco i nuovi Long Ryders”

17 aprile 2019 by Michele Manzotti in Interviste

www.thelongryders.com
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Tre date italiane nell’ambito di un tour dopo un nuovo album, Psychedelic Country Soul. Tornano i Long Ryders, marchio storico della scena californiana, considerati gli eredi dei Byrds e dei Flying Burrito Brothers. Il gruppo sarà a Chiari (19 aprile), Sarzana (20 aprile), Ravenna (21 aprile, in una serata dove ci saranno anche Dan Stuart e Antonio Gramentieri). Ne parliamo con il cantante-chitarrista Sid Griffin, già Premio Ciampi 2002.

Come è nata l’idea di mettere insieme la band al giorno d’oggi?

«I Long Ryders hanno ricevuto l’offerta di fare varie date di un tour. Ho detto ai ragazzi che avrei odiato suonare le vecchie canzoni, non potevo più farlo. Potevamo registrare un nuovo album, quindi avremmo avuto nuovi brani per esibirci durante questa avventura. Poi Larry Chatman, che ora lavora per Dr. Dre, ci ha offerto una registrazione gratuita di una settimana presso lo studio a Los Angeles. Abbiamo lavorato con Larry ai vecchi tempi, dandogli la possibilità di staccare per un po’ dalla sua routin, lui non l’ha mai dimenticato. Questo è stato il suo modo di ripagarci. Quindi, quando abbiamo registrato l’album, abbiamo dovuto per forza organizzare un tour per promuoverlo! Questa è la storia. Non sono sicuro quale opportunità sia arrivata per prima, se le offerte del tour o il nuovo album di inediti, ma sono molto contento che abbia funzionato».

I Long Ryders nascono in California. Ora dove hanno la loro base?

«Nessuno dei componenti del gruppo vive vicino a un altro. Andando verso overt, io abito in Europa, Stephen sulla costa est degli Stati Uniti, Tom sta vicino a Chicago nel mezzo del paese e infine Greg vive nella West Coast a Los Angeles. Così nessun Long Ryder può andare a trovarne un altro senza dover affrontare un grande problema».

Chi ha firmato i brani del nuovo disco?

«Tutti e quattro i componenti della band hanno scritto le canzoni di Psychedelic Country Soul. E persino il nostro produttore Ed Stasium ha ottenuto un meritato credito alla scrittura. È stato uno sforzo collettivo leale e molto democratico da parte di tutti i musicisti coinvolti».

Proporrete anche brani del vostro repertorio degli ’80?

«Sì, non c’era abbastanza materiale del nuovo album per riempire un intero concerto, quindi suoneremo sicuramente vecchie canzoni nel live come Looking For Lewis And Clark e I Had A Dream. Penso che faremo otto o nove brani dal disco e forse eseguiremo anche i restanti in autunno se torneremo in tour».

Recentemente è uscito un box sulle band della scena Paisley Underground, tra cui la vostra. Quali sono gli elementi che le legano insieme?

«La Paisley Underground era più un fatto sociale piuttosto che una scena musicale. Le quattro band originali erano The Bangles, Rain Parade, The Dream Syndicate e Salvation Army che mutarono in The Three O’Clock. Questa è la vera Paisley Underground. Poi siamo stati aggiunti noi e Green On Red. Poi, per quasi ogni nuova band nata in America è stato fatto lo stesso e l’ho trovata una cosa davvero stupida».

Michele Manzotti

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