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Perché bisognerebbe avere paura del barocco? C’è ancora chi pensa che questa epoca abbia prodotto musica noiosa? Forse sì, ma si sbaglia di grosso. Perché in quell’epoca fiorirono espressioni popolari di tale ricchezza da diventare colte, in musica e in teatro. Per questo l’ensemble Soqquadro Italiano ha recuperato autori italiani meno noti rispetto ad altri del periodo, insieme a versi della Commedia dell’arte in vari dialetti della nostra penisola. Lo spettacolo “Who’s afraid of baroque?”, ovvero chi ha paura del barocco, è una raccolta di tutto questo filtrato attraverso una sensibilità attuale. L’appuntamento è stato nella piccola chiesa di Sant’Andrea nel borgo di Castiglioncello del Trinoro, nel comune di Sarteano in provincia di Siena. Il concerto faceva parte della stagione Monteverdi Tuscany.
L’ensemble, con la regia musicale di Claudio Borgianni, si è presentato con strumenti antichi (la tiorba e chitarra barocca di Simone Vallerotonda) e moderni (il contrabbasso a cinque corde di Marco Forti), oltre alle percussioni e la clavietta di Gabriele Miracle e soprattutto alla voce di Vincenzo Capezzuto. Il cantante, di cui abbiamo già parlato in occasione del concerto de L’Arpeggiata, ha condiviso con Borgianni la fondazione del gruppo e l’ideazione dello spettacolo. Un viaggio nel passato ma anche nel presente grazie all’attualità del messaggio di versi e brani (tra gli autori Stradella, Mazzocchi, Corbetti, Micheletti) e a inserti musicali quali i soli con improvvisazioni di Forte e Miracle. Sottolineiamo anche come la villanella Vurria ca foss’io ciaola, recuperata nei ’70 da Roberto de Simone per la Nccp, diventi nelle mani di Soqquadro Italiano uno standard da jazz club.
Uno spettacolo di grande fascino che (ovviamente e purtroppo) trova molto più spazio nel resto d’Europa piuttosto che in Italia.
Michele Manzotti
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