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Hanno rappresentato un modo tutto originale di proporre il country. Figli di militari statunitensi decisero di chiamarsi semplicemente America inanellando un successo dietro l’altro. Sono tornati dopo 9 anni in Toscana nell’ambito di un tour italiano che li ha portati al Teatro Romano di Fiesole. Per questa occasione abbiamo parlato con Dewey Bunnell che sarà sul palco insieme a Gerry Beckley con cui (e con lo scomparso Dan Peek) iniziò l’avventura musicale 50 anni fa.
Avete iniziato la vostra carriera in Regno Unito. Quali sono state le vostre ispirazioni all’inizio della carriera?
“Eravamo appassionati di tanti artisti ma i Beatles e i Beach Boys erano i più importanti per noi grazie al loro fantastico modo di scrivere, agli arrangiamenti vocali e alla produzione dei loro album”.
Come avete trovato la vostra sonorità preparando il vostro primo disco?
“Ci piacevano il suono della chitarra acustica e cantare le armonie vocali. Musicisti come Simon & Garfunkel, CSNY, Joni Mitchell e James Taylor rappresentavano le linee guida”.
Parliamo dei vostri brani più famosi. Saranno in scaletta o eseguirete anche pezzi recenti?
“Suoneremo tutte le hits dei ’70 e dei primi ’80 comprese Horse With No Name, Sister Golden Hair, Ventura Highway, I Need You e Tin Man così come tanti altri brani dai nostri album incisi durante gli anni. Proporremo anche la canzone Survival che è stato un grande successo per noi dopo averla eseguita al festival di Sanremo”.
Il suono della West Coast è sempre attuale a vostro parere?
“Questo termine può significare molte cose Beach Boys a Sonny & Cher, ma nei ’70 incluse il nuovo suono dei “Country Rock” che veniva dalla musica dei primi Byrds fino ai Flying Burrito Brothers e dei Poco fino agli Eagles. E negli anni successivi può includere artisti come Sheryl Crow”.
Avete suonato a Firenze nel 2011. Qual è il ricordo di quel concerto?
“Abbiamo sempre apprezzato i nostri tour in Italia e Firenze è sempre bellissima. Inoltre i fan sono speciali e conoscono tutte le nostre canzoni. Siamo molto contenti di tornare per un altro concerto e di apprezzare ancora una città così bella”.
Michele Manzotti