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E’ una delle stelle in programma al Festival Musart (Piazza Ss. Annunziata a Firenze il 19 luglio). Caetano Veloso arriverà nell’ambito del tour Ofertorio che lo vede al fianco dei figli Moreno, Tom e Zeca per un tuffo nel suono brasiliano che come sempre (e da tantissimo tempo) l’artista declina in modo del tutto personale.
Da un paio di anni ha deciso di esibirsi con i suoi figli. Che tipo di repertorio proporrà: i suoi originali, canzoni scritte appositamente o altro?
«Tutte e tre le cose, ma in modo diverso da un’antologia fatta a tavolino e con un piccolo bouquet di novità. Il nostro repertorio è nato da canzoni che rivelano i nostri legami di sangue, la nostra storia familiare, le discussioni sui nostri gusti».
Nel 2017 lei era in tournée in Italia con la cantante Teresa Cristina, che aveva il suo album prodotto da lei. Le piace aiutare i musicisti più giovani del suo paese?
«Adoro la nostra musica popolare. E in essa la sua tradizione delle collaborazioni. Incontri reali, come il mio con Chico Buarque nel 1972, o con Milton Nascimento negli anni ‘90. Quindi ero felice di lavorare con Maria Gadú e,più tardi, con Teresa Cristina. Lei rappresenta il mondo culturale del samba di Rio. E come con i miei figli, è una grande gioia essere con loro sul palco».
Una delle sue canzoni, «O leãozinho», è molto spesso interpretata da artisti brasiliani e portoghesi. Secondo lei qual è la ragione (oltre alla sua bellezza musicale)?
«E’ una canzone che alla gente piace cantare ai propri figli. Forse è il suo tono innocente, la sua dolce semplicità che attira così tanti cantanti (professionisti o meno) e anche tanti ascoltatori».
Il pubblico italiano l’apprezza da molto tempo. Un rapporto molto stretto: qual è il segreto?
«Per me è una gioia che le persone in Italia conoscano il mio lavoro. L’Italia è un posto così bello al mondo che avere una musica un po’ imparentata con il suo pubblico significa molto. Ho amato le canzoni italiane (e soprattutto napoletane) fin dall’infanzia. Non mi sarei mai aspettato di interessare gli ascoltatori italiani: ho sempre pensato che le mie canzoni potessero significare solo qualcosa per i brasiliani. Quando cantavo da solo con la mia chitarra in un festival a Bari e il pubblico (quasi totalmente italiano) era entusiasta, sentivo che una nuova dimensione era arrivata per il mio lavoro e la mia vita».
Lei ha eseguito a Roma nel 2017 alcune sue prime canzoni dei primi anni di carriera incentrate sulla politica, contro l’ex governo politico brasiliano. Ora nel suo paese, c’è un presidente che sembra tornare al passato. Quanto è importante la musica in queste situazioni?
«L’esistenza stessa di una musica popolare creativa e forte in Brasile è già una sfida permanente per qualsiasi governo repressivo o arretrato. Penso che ci sia un’onda reazionaria che sta cercando di negare tutti gli sviluppi di civiltà che sono stati rafforzati dalla metà degli anni ’60 in tutto il mondo. Spero che i brasiliani (e anche gli italiani) saranno abbastanza pazienti e intelligenti da superare questi pericolosi tentativi di annullare ciò che è stato conquistato con passione, amore e cura».
Michele Manzotti
La scaletta del concerto
(Michele Boroni)
SETLIST
Baby
O seu amor
Boas vindas
Todo homem
Genipapo absoluto
Um passo a frente
A tua presença morena
Trem das cores
Alexandrino
Oração ao Tempo
Alguém cantando
Ofertório
Reconvexo
O leãozinho
Ela e eu
Não me arrependo
Ile a ye
Força estranha
How Beautiful Could a Being Be
Canto de povo de um logar / Un tom
Deusa do amor
Estate
Luna Caprese
A luz de Tieta
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