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Interviste

Sergio Cammariere: “Il jazz, il mio primo amore”

10 agosto 2019 by Michele Manzotti in Interviste

www.sergiocammariere.com

Il linguaggio jazz fa parte delle sue canzoni, anche se non è un jazzista puro. Piuttosto è un musicista che inserisce vari generi sintetizzandoli nei brani che compone, con e senza parole. Intervistiamo Sergio Cammariere in occasione del suo concerto in trio a Grosseto per il Grey Cat Festival.

Lei suona in un festival jazz. Qual è il suo rapporto con questo genere?

«E’ una storia che risale ai miei anni universitari di Firenze. Suonavo in tanti club, compreso un bar in piazza della Repubblica dove mi esibivo all’ora del tè. Proprio in quella piazza comprai una musicassetta di Miles Davis e John Coltrane. Da lì è iniziata la mia passione con l’ascolto successivo dei grandi pianisti».

Nel suo trio ci sarà anche Amedeo Ariano alla batteria, che era con lei nel 2001 al Pinocchio Jazz a Firenze. Una sicurezza per le sue esibizioni dal vivo…

«Oltre ad Ariano c’è Luca Bulgarelli al contrabbasso con cui suoniamo insieme dal 1997. In quel concerto che ha ricordato lui non c’era, ma ci conosciamo molto bene e mi ha accompagnato sul palco sin dal Premio Tenco».

Con questi due collaboratori come sarà il suo concerto?

«Innanzitutto ogni esibizione è diversa da un’altra. Questo dipende da tanti fattori, come il luogo, il pubblico, il pianoforte che trovo. Poi io non faccio mai il sound-check: salgo sul palco, canto e suono. Magari nei primi due brani c’è un po’ di sofferenza, ma dopo va tutto bene. Le mie canzoni si prestano alla prassi jazzistica con improvvisazione e cambiamenti della struttura armonica».

Due anni fa lei incise un disco di solo pianoforte, intitolato «Piano». Come è nata questa idea?

«In questo caso il lavoro è nato alcuni anni prima in occasione di un film. Si trattava della colonna sonora del film di Maria Sole Tognazzi dedicato al padre Ugo. Era il 2010, ma ho voluto registrare nuovamente queste musiche nel 2011. Come metodo di lavoro io registro ogni giorno e tutto il materiale raccolto in tanti anni l’ho selezionato e messo su disco».

Altri progetti?

«Ne ho in programma un altro seguendo sempre lo stesso metodo. Anche qui devo fare un’opera di selezione anche perché scrivo e registro, per me e per altri. Queste tracce sono come romanze senza parole dove ci sono tante influenze non solo legate al jazz, ma anche della classica che amo molto».

Michele Manzotti

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