(Rare Noise / Goodfellas)
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In questo nostro excursus sulla produzione discografica recente del pianista Jamie Saft, iniziamo con Blue Dream che lo vede in quartetto con Bill McHenry al sax tenore, Bradley Christopher Jones al contrabbasso e Nasheet Waits alla batteria. Un disco che il musicista di New York State insieme ai suoi colleghi dedica quasi interamente alla sua produzione a eccezione di tre standard. Il suono di Saft ci porta in una dimensione particolare: quella di un jazz club dal sapore antico ma assolutamente contemporaneo nello sviluppo dei temi e del dialogo tra i musicisti. Basti pensare al crescendo sonoro di Vessels, il dialogo apparentemente caotico ma ordinato tra piano e sax in Sword’s Water, le riflessioni melodiche di Words and Deeds, l’autorevolezza di Mysterious Arrangements.
La collaborazione con Steve Swallow al basso e Bobby Previte alla batteria (la terza da un punto di vista discografico) vede Saft affrontare il repertorio per organ trio, usando Hammond e clavicembalo elettrico. Un album che conquista al primo ascolto coloro che grazie al jazz vogliono ancora stupirsi grazie a soluzioni nuove e ben costruite. Dark Squares ne è un esempio con la ricerca continua di sonorità che l’Hammond può fornire, mentre Water From Breath torna a recuperare cellule di rhythm’n'blues e The Cloak mostra l’anima di Jimmy Smith tornare tra i tasti. Non mancano gli standard a partire dalla traccia titolo fino ad Alfie di Bacharach/David trasformata in una sorta di inno.
Saft viene spesso nel nostro paese: nell’auditorium Montale del teatro Carlo Felice di Genova il pianista ha registrato questo live per piano solo. Solo a Genova è l’occasione per recuperare i brani del cuore, una vita passata ad ascoltare jazz, rock, cantautorato di alto livello. Qui si trovano sorprese con Human degli Human League, Sharp Dressed Man degli ZZ Top arricchita da atmosfere debussiane, Po’ Boy e Restless Farewell di Bob Dylan, Blue Motel Room di Joni Mitchell. Interpretazioni caratterizzate da un tocco felice, una predisposizione alla cantabilità e all’invenzione armonica.
L’ultimo album in ordine di tempo vede Jamie Saft tornare al quartetto, stavolta con Dave Liebman ai sax e ai flauti, Hamid Drake alla batteria e, unico musicista in comune con il disco precedente, Bradley Christoper Jones al contrabbasso. Hidden Corners è interamente formato da composizioni originali dove Saft talvolta sembra tornare a sonorità del passato sterzando improvvisamente in pieno XXI secolo. In questo è agevolato dal lavoro degli altri tre musicisti con Liebman spesso e volentieri a lanciare il disegno musicale per gli altri. Seven are Double, la suadente 231 Gates, le improvvisazioni nella traccia titolo, The Anteroo, sono tra i momenti più interessanti del disco,
Concludiamo con qualche appunto su Saft dal vivo (nella foto l’esibizione al Pinocchio Jazz Club di Firenze il 9 febbraio 2019). Con un programma generalmente basato su Solo a Genova il pianista sa come conquistare il pubblico grazie alle caratteristiche evidenziate in precedenza nella descrizione all’album. Un tocco come il suo in pochi lo hanno nel jazz (ci viene in mente il nostro Danilo Rea) al quale aggiunge una capacità di invenzione sorprendente. Saft è il perfetto testimonial per la Rare Noise, la cui capacità di individuare artisti di grande originalità è meritoria nel panorama jazz attuale.
Michele Manzotti
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