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Combinano insieme violoncello, mandolino, chitarre e banjo per un linguaggio che nel panorama country di Oltreoceano sta imponendosi per originalità. Inoltre vengono da Regina, città canadese dello stato del Saskatchewan, poco nota tra le città musicali della nazione nordamericana, Eppure hanno già vinto un Juno Awards (il massimo riconoscimento canadese) nella categoria Best Traditional Roots Album nel 2018 e nel 2019 la band vince ai Canadian Independent Music Awards il premio ‘Group of the Year’. Nate Hits (voce, chitarra, mandolino), Scott Pringle (voce, chitarra, mandolino), Danny Kenyon (voce, violoncello) e Colton Crawford (banjo) hanno da poco inciso Sugar & Joy per l’etichetta Six Shooter Records/The Orchard. E’ il primo album scritto e prodotto al di fuori di Regina: il gruppo infatti si è diretto verso una delle capitali della musica americana, Muscle Shoals, Alabama. Nei gloriosi studi Fame hanno lavorato insieme a Jimmy Nutt, musicista e tecnico del suono di lungo corso oltre che vincitore di un Grammy.
In che modo i Dead South affrontano la musica country al giorno d’oggi? Vi convince la parola “alternative” legata alla vostra musica?
Abbiamo sempre difficoltà a descrivere il nostro genere. È un po’ un sacco di cose insieme, ovvero una specie di bluegrass, una specie di country, una specie di folk, una specie di punk. “Alternative” quindi è un buon modo per descriverla.
Potete dirci qualcosa sulla scena musicale in Saskatchewan, uno stato canadese che non è molto conosciuto in Italia?
Per essere una piccola provincia dal punto di vista della popolazione, c’è una scena musicale vibrante nel Saskatchewan. Ci riferiamo a tutto, dal country al folk, dall’hip hop al metal. E poiché è una provincia così scarsamente popolata, tutti si sostengono a vicenda indipendentemente dal genere. Per esempio, non è insolito che un jazzista e un musicista country suonino insieme e formino una band metal, e poi suonino con una band punk.
In Sugar & Joy, nonostante il titolo, ci sono molte canzoni con un’atmosfera oscura e caratterizzate dal modo minore. È il vostro modo preferito di trasformare raccontare le storie in musica?
Siamo indubbiamente affascinati dagli aspetti più oscuri della natura umana e siamo sicuramente una band che ama narrare. Penso che sia più evidente in questo album rispetto agli altri. Le parti dark sono autenticamente pesanti e oscure. La musica guida così le storie di questo album e penso questo dia un aspetto più cinematografico rispetto alle altre. Ma penso che abbiamo bilanciato il lato dark con molte cose un po’ stupide e divertenti.
Com’è stato incidere con l’aiuto di Jimmy Nutt, che da tanti anni è un ingegnere del suono dello studio Fame di Muscle Shoals? Ha portato qualcosa di suo nella vostra musica?
È stato fantastico lavorare con Jimmy. Era totalmente d’accordo con tutte le strane idee che avevamo, e ha l’esperienza tecnica per sapere come metterle in pratica. È un uomo così rilassato tanto che ci siamo sentiti completamente a nostro agio nello studio di registrazione. Ha portato molto in termini di produzione ed è stato in grado di utilizzare lo studio per creare l’atmosfera perfetta per ogni canzone.
Nella band le canzoni sono scritte insieme o qualcuno di voi dà un’idea che viene sviluppata insieme agli altri componenti?
Tutte le nostre canzoni sono scritte in gruppo. Qualcuno porta un’idea al tavolo ai lavoro: alcuni accordi su una chitarra, una linea di violoncello o un riff di banjo. Quindi ci lavoriamo sopra e lo rielaboriamo finché non troviamo qualcosa che ci entusiasma tutti. C’è un sacco di armeggiare, ma quando ci imbattiamo in qualcosa che ci fa sorridere e divertire, sappiamo che abbiamo qualcosa da sviluppare.
Farete un tour in Europa: suonerete dal vivo con altri musicisti o sarà un’occasione per ascoltare la band con il suo suono originale?
Saremo solo noi quattro quando ci esibiremo sul palco.
Michele Manzotti
Il video del brano Diamond Ring
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