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Interviste

Beth Hart: “Amo le mie nuove canzoni, così mi sento fortunata”

13 ottobre 2019 by Michele Manzotti in Interviste

www.bethhart.com

Foto (c) Greg Watermann

Sono passati tre anni da Fire on The Floor, disco che l’aveva portata a esibirsi in sedi prestigiose come il Ryman Auditorium di Nashville e la Royal Albert Hall di Londra. La conferma quindi era un compito molto arduo. Beth Hart è appena tornata con un nuovo album, “War in My Mind” (Provogue-Mascot Label Group / Edel). Ne abbiamo approfittato per chiederle proprio ideazione e nascita di questo nuovo progetto.

“War In My Mind” appare molto profondo come album. Quando ha pensato che avrebbe voluto fare un disco personale?

Ho avuto una sessione di terapia con mia sorella Susan, la prima che avessimo mai fatto insieme. Ricordo di essere stata così arrabbiata con lei per vari anni tanto che quando abbiamo iniziato l’ho immediatamente attaccata e un medico mi ha interrotto bruscamente. Improvvisamente mi sono molto vergognata. Quindi, a sessione finita ho scritto il  brano ”Sister Dear”. Il caso ha voluto che quella settimana fossi invitata a casa della sorella di Erica, la mia amica. Erica è sposata con Rob Cavallo, e dopo cena sono andata al pianoforte suonando “Sister Dear” e  “Rub Me For Luck”.

In passato ha lavorato con Cavallo come produttore. Lui come ha reagito?

Ha trovato “Sister Dear” molto potente, Poi gli ho fatto ascoltare “Woman Down” e mi ha chiesto se riguardava il movimento delle donne. E gli ho risposto: No, riguarda più alcune cose che ho percepito da bambina. Comunque alla fine ha detto: voglio fare quattro chiacchiere con te!

Come ha risposto a questa offerta?

Ho detto: beh, sì! E alla fine il lavoro si è trasformato in un intero album. Mi sono sentita elettrizzata, perché nella mia carriera ho lavorato con molti produttori. Avevano tanto da offrirmi e insegnarmi: tutti sono stati meravigliosi. Ma non ho mai avuto un produttore che abbia completamente valutato la mia visione a questo livello qualitativo, essendo al tempo stesso così compassionevole e gentile e costruendo una band intorno a me.

Stimolo e pressione allo stesso tempo! Come ti sentivi in quel momento?

Percepivo molto sostegno e amore: ha preso le canzoni e le ha rese più magiche. È un grande produttore, penso che sia uno dei migliori. Non ho mai visto nessuno fare entrambe le cose: avere tanta tecnica e tanto cuore! Sono stata fortunata.

Le tematiche di “War In My Mind”?

Non credo di aver mai scritto cose che si sentono quando si è in là con gli anni pur essendo relativamente giovani. Ma è divertente. C’è un’oscillazione che parte da temi tristi fino ad arrivare a quelli che contengono tanta gioia. La mia canzone preferita del disco è “Try A Little Harder” ed è tutta su mio padre. A Las Vegas negli anni ’70 era un giocatore di Baccara. Faccio finta di essere nel suo corpo e scrivo di tutte le cose che gli ho visto fare. La musica è molto maniacale, anche se non sono mai stata una giocatrice d’azzardo.

E i suoni?

Eravamo in una prospettiva diversa con grandi studi a disposizione. E poi prima di iniziare a mixare, abbiamo ascoltato e abbiamo iniziato a capire cosa poteva andare o no. Io di solito penso di odiare la mia voce. Non so perché, ma per qualche motivo in questo disco non l’ho fatto. E non credo di essere davvero preoccupata di ascoltare la mia voce, volevo solo sentire se la verità è stata catturata nella produzione. Sono davvero molto grata a Rob per questo lavoro.

Michele Manzotti

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