il popolodelblues

The state I'm in

Ginger Baker, in memoriam (1939-2019)

10 ottobre 2019 by Michele Manzotti in The state I'm in

(da Qn-Quotidiano Nazionale del 7 ottobre 2019)

Le sue bacchette hanno picchiato su tamburi e piatti per tanti gruppi. Dai Graham Bond Organization ai Blind Faith e agli Air Force, collaborando anche con George Harrison, Fela Kuti, Bill Frisell e Charie Haden. Ma il nome del batterista Ginger Baker è legato all’epopea breve quanto fondamentale dei Cream, il super trio con Eric Clapton alla chitarra e Jack Bruce al basso. Un’esperienza che aveva una forte base blues per un rock dalla solida intesa tra tre strumenti che permetteva momenti solisti con assoli memorabili come nella prassi del jazz. Ieri Peter Edward “Ginger” Baker è morto all’età di 80 anni. Da qualche giorno sulla sua pagina Facebook era stato annunciato il peggioramento delle sue condizioni di salute che avevano reso necessario il ricovero in ospedale. Baker aveva problemi polmonari che si accompagnavano ad altre complicazioni dopo un intervento al cuore tre anni fa. Musicalmente parlando, Ginger Baker aveva una tecnica raffinata e una solida preparazione jazzistica. Aveva studiato con Phil Seamen, uno dei più grandi batteristi inglesi di jazz. Come gran parte dei rocker della sua generazione, anche Baker è cresciuto nella scena rock blues: prima con Alexis Korner, il musicista che ha fatto da chioccia all’aristocrazia del rock inglese, e poi con Graham Bond, in una formazione di cui faceva parte Jack Bruce. L’apice della carriera la raggiunge nel 1966 quando, insieme a Eric Clapton che, a sua volta era diventato una star suonando prima con gli Yardbirds e poi con John Mayall, e Bruce al basso forma i Cream.  I Cream pubblicano tre album (Fresh Cream, Disraeli Gears e Wheels of fire) in tre anni con canzoni divenute inossidabili come Sunshine of Your Love, White Room (usata anche nella colonna sonora del recentissimo film Joker con Joaquin Phoenix), Tales of Brave Ulysses e Toad scritta dallo stesso Baker che si ritaglia un assolo di batteria.  A causa delle tensioni tra i tre, nonostante il clamoroso successo ottenuto anche negli Stati Uniti, il super gruppo si scioglie dopo tre anni. per tutti  Ginger, chiamato così per via dei suoi capelli rossi, non raggiungerà più quelle vette creative e di popolarità: dopo la fine dei Cream – Eric Clapton narrò anche di essere “terrorizzato” dal suo pessimo carattere – e la brevissima esperienza con i Blind Faith, fonda la Ginger Baker’s Air Force, si trasferisce in Nigeria, studia i ritmi dell’Africa, suona con Bill Laswell. Negli anni ’80 si ritira in una fattoria nella campagna di Pistoia (proprio qui, al festival blues, suona con Jimmy Page in onore di Alexis Corner), collabora con i PIL di John Lydon, realizza progetti con Charlie Haden ma essenzialmente resta ai margini della scena che conta. Soprattutto per i fan di una certa generazione, Ginger Baker è il sinonimo di virtuosismo ritmico. È stato uno dei primi nel rock a utilizzare la doppia cassa, sul modello di Louie Bellson, batterista delle orchestre di Duke Ellington, Benny Goodman e Count Basie. Tre anni fa una delle sue ultime apparizioni in pubblico. Il 25 ottobre 2016 si tenne allo Shepherd’s Bush Empire di Londra il secondo omaggio a Jack Bruce dopo la sua scomparsa nel 2014. Era stato appena operato e venne accompagnato sul palco. «Come già sapete non sto bene – disse – ma in onore di Jack suonerò la batteria per un minuto». Un assolo, forse l’ultimo, del musicista che ha rivoluzionato il modo di suonare il suo strumento.

Michele Manzotti

 

Tagged , , , ,

Related Posts