(Radici music records)
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Marco Cantini, cantautore fiorentino, torna con il suo terzo disco dal titolo “La febbre incendiaria”, liberamente ispirato ad uno dei romanzi più intensi del novecento : “ La storia” di Elsa Morante, pubblicato nel 1974. Un concept album raffinato e impegnato, come nella migliore tradizione d’autore italiana. Si parla di lotte, anarchia, amore, differenze sociali, fame, malattia, miseria, dittatura, potere, deportazioni, di personaggi comuni che popolano Roma e dintorni tra il 1941 e il 1947. Cantini si muove con maestria, attraverso testi interessanti e mai banali, una voce bella e delicata, un gusto per la melodia e questo continuo alternarsi tra intense ballate e brani più movimentati, dal sapore folk. Per raccontare questo lungo viaggio ( 14 canzoni) si fa accompagnare da altre voci, che si intrecciano bene con quella del cantautore, come Marco Rovelli, Tiziano Mazzoni, Nicola Pecci, Silvia Conti, Valentina Reggio, Serena Benvenuti, Claudia Sala. Ci sembra giusto citare alcune tracce, come la bellissima “Un figlio” ( per un figlio che muore di febbre incendiaria, per Napoli che ci sembrerà una Bagdad leggendaria) impreziosita dalla classe di Riccardo Tesi all’organetto, la struggente “Classe borghese” ( “chissà se ritrovava l’inizio della sua ferita, quei primi sintomi di bambino senza difese”), la cruda “Manonera” (“Dopo quegli anni di prigionia, Asia Siberia e il colore giallastro di malattia, nel cuore un truce ricordo di gelo e cancrena, di scarpe dure, di sete, di pena”), oltre alle ottime (giusto per citarne alcune) “Luglio 43”, “ Dell’inizio e la fine” , “Ida in lotta” e la conclusiva “La storia” con quel sax che ricorda gli zingari felici di Claudio Lolli, a cui Cantini dedica sentitamente il disco. Un lavoro corale, perché ad affiancare Cantini nella produzione artistica troviamo Gianfilippo Boni e negli arrangiamenti oltre allo stesso Boni (piano) , Lele Fontana (hammond e piano), Lorenzo Forti (basso), Riccardo Galardini (chitarre) , Claudio Giovagnoli (sax e flauto), Francesco “Fry” Moneti (violino e mandolino), Fabrizio Morganti (batteria). Oltre al contributo di Andrea Beninati (violoncello), Gabriele Savarese (violino), Nicola Cellai (tromba), Roberto Beneventi ( fisarmonica) e Stefano Disegni (armonica). Insomma un disco curatissimo nei contenuti e negli arrangiamenti, un lavoro con spunti di riflessione, da ascoltare con attenzione, anche sfogliando il bel libretto, accompagnato dai suggestivi dipinti di Massimo Cantini. In tempi dove anche i palchi più prestigiosi fanno i conti con la cultura pop, è giusto dire che la canzone d’autore italiana è viva e Cantini è qui a ricordarcelo.
Marco Sonaglia
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