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Può sembrare strano che un recital musicale, in questo caso di Nada accompagnata da un solo chitarrista, possa essere incluso in un festival di danza chiamato Democrazia del Corpo. Invece, al di là del valore dell’artista dall’alto dei suoi anni di attività, il concerto ha avuto il suo senso. Nada infatti è tutt’altro che statica mentre interpreta i brani in scaletta: si muove mimando passi di danza, toccandosi il corpo, piegandosi in varie direzioni. Uno spettacolo in cui c’è un’intera storia personale di una musicista che non rinnega il passato, anche quello più lontano coincidente con i primi festival di Sanremo. Anzi, la Nada di oggi è rimasta un’artista beat in cui la fine dei Sessanta rivive in un atteggiamento mediato dalla maturità che l’ha fatta diventare una delle personalità più importanti della musica italiana grazie a scelte artistiche coraggiose.
Il fatto di proporre il suo repertorio in forma cameristica è stato una di queste. All’inizio degli anni Zero nacque infatti il Nada Trio con il compianto Fausto Mesolella alla chitarra e Ferruccio Spinetti al contrabbasso. Oggi con Nada c’è Andrea Mucciarelli che è entrato perfettamente nello spirito dei brani, muovendosi tra il già citato beat e la cantabilità dello strumento che si accompagna a quella della voce. Parole che si cantano anche, presentato ai Cantieri Goldonetta, si muove grazie a questa unione che evidenzia la creatività portata in scena da Nada nel corso degli anni. Si parte da Ma che freddo fa, Il cuore e uno zingaro e Il porto di Livorno del concittadino Piero Ciampi, ai brani dell’ultimo disco come Stasera non piove e O madre fino all’omaggio a Mesolella con La Posa. Cinquant’anni dove la voce si è fatta ancora più calda restando solida anche nel registro alto. Scontato il grande successo del pubblico che aveva riempito lo spazio di Cango.
Michele Manzotti
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