Si può considerarlo come un concerto speciale o come un incontro con la storia, I devoti del figlio del faraone, Sun Ra, scomparso alla veneranda età (da lui dichiarata) di duemila anni, hanno toccato con mano quanto la sua eredità sia viva e vegeta. Per questo motivo anche chi si fosse approcciato per la prima volta al culto del maestro in occasione di Musica dei Popoli è uscito con la convinzione di aver letto a suo modo un capitolo dell’epopea jazz. Fortunatamente alcuni compagni di viaggio di Sun Ra sono ancora sul palco, a partire dall’85enne Marshall Allen. Preciso nella direzione e assolutamente originale nel suono del sax alto (la mano destra sembra faccia alcuni accordi alla chitarra) è il punto di riferimento dei colleghi a partire dal baritonista-flautista Danny Ray Thompson, anche lui accanto al maestro per anni.
La Arkestra ha il suo punto di forza nella sezione fiati, come ogni big band che si rispetti. Ed è veramente un bell’ascolto che tocca la cosmicità predicata da Sun Ra espressa in dissonanze e soluzioni armoniche che si interseca con la grande tradizione swing e bop riveduta e corretta. Ad esempio compare lo standard Stranger in Paradise in chiave bossa con invenzioni incredibili. L’esecuzione ha visto anche alcuni strumentisti scendere a suonare tra il pubblico o fare evoluzioni da ginnasta affidate al baritonista Knoel Scott. Un’ora e 45 minuti di musica con sostanza da vendere dove i vecchi prendono per mano i più giovani.
Così speriamo che la Arkestra duri quanto l’età dichiarata dal figlio del faraone. I’ll wait for you è stato il giusto congedo dal pubblico.
Michele Manzotti
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