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Recensioni

Marco Ongaro – Il fantasma baciatore

18 dicembre 2019 by Marco Sonaglia in Dischi, Recensioni

(Azzurra Music)
www.marcoongaro.com

Nuovo album per il cantautore veronese Marco Ongaro, il decimo della sua intensa carriera. A distanza di qualche anno dal precedente “Voce”, “Il fantasma baciatore” si presenta come un lavoro diverso, quasi un concept dedicato all’universo femminile, con sonorità più rock e melodie accattivanti. Il disco è prodotto da Gandalf Boschini e gli arrangiamenti sono curati dal bassista Pepe Gasparini che ha suonato insieme a Fabio Basile e Cristian Montagnani alle chitarre, Daniele Rotunno alle tastiere, Giovanni Franceschini alla batteria e Cristina Guardini ai cori. Ongaro è un maestro nella scrittura e come un artigiano d’altri tempi modella, cesella ogni singola parola, cercando sempre rime intelligenti e mai scontate. Inoltre, da fuoriclasse quale è, gioca con l’ironia e gli riesce sempre bene, le sue canzoni sono piccoli gioielli che mantengono una loro freschezza, grazie anche alla sua voce dolce e avvolgente. Il disco si apre con “ Certe donne si amano”, quasi una sorta di manifesto (“ Certe donne si amano, si amano comunque, anche se rispetto ad altre arrivano seconde, con tutto questo tempo t’avessi visto prima, Ah! L’arte dell’incontro, la vecchia pantomima”), si prosegue con due canzoni dal taglio rock “Non le importa “( “Cadono filanti milioni di stelle, sulla sua galassia che chiamano pelle, sul suo pulviscolo di lucciole gialle, la sua silhouette in penombra di spalle”) e “Menelao” (“Lei sale scalinate di bambagia e taffetà, cade nella rete delle sue paure, rifiuta spasimanti, rinuncia alle avventure e quella sua bellezza intanto sfuma, mentre la terra trema, mentre la terra trema per troppa la pietà), poi due ballate intense: “Paride” ( “Segni particolari sfacciataggine e sprezzo delle gesta tragiche, chiamate eroiche in mezzo al gregge, l’insolenza delle imprese stupide, sogni particolari uno spasimo, il rapimento in solitudine di una regina senza alcuna legge, schegge ribelli di abitudine”) e “Irriconoscibile al mattino” (“Esci al mattino e non mi credi, ma sto camminando con i tuoi piedi, sto sorseggiando la tua spremuta, spalando zucchero nella cicuta”). Nella parte centrale del disco compaiono tre cover, ma Ongaro anche qui riesce a metterci del suo, con delle traduzioni molto particolari. “Comprensione del diavolo” è la versione italiana di “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones, con un testo visionario che ricorda Dylan o il primissimo De Gregori ( “Ero qui quando Gesù Cristo ha esitato e ha avuto paura, mi accertavo che Pilato si lavasse le mani con molta cura… Ho gridato Ehy? Chi ha Ucciso i Kennedy? Quando tu e io sappiamo che eravamo tutti lì”) e la chitarra di Roby Ceruti. Si raggiunge alti livelli con “La canzone dello straniero”, traduzione di “The stranger song di Leonard Cohen” (“E spazzati tutti i Jolly che ha lasciato dietro sé, non ti è rimasto niente neanche un po’ di gioia, come ogni giocatore lui cercava la sua carta, la più alta per ritirarsi nella noia, era Un Giuseppe in cerca di una mangiatoia”), impreziosita dalla chitarra classica di Max Manfredi e per finire “ Romeo e Giulietta” dell’omonima canzone di Mark Knopfler. Si prosegue con la malinconica e struggente titletrack ( “è spirito palpabile, materia in ectoplasma, quale attributo è idoneo a descrivere un fantasma, di certo è peculiare l’apparire e lo sparire, un fantasma che sia serio fa un po come gli pare”), “ Ciascuno ha il proprio festival” è una beffarda critica ai meccanismi dello star system musicale, sostenuta da una rovente chitarra elettrica, con tanto di tapping ( “ E il pubblico distratto, ma di emozioni avido, felice per contratto, era importante esserci, io che non c’ero stato, ho visto tutto il festival, me l’hanno vomitato, dritto sullo sparato… Ed era un nuovo festival, di tipo interattivo, cena dopo spettacolo e sei ancora vivo”). Chiude il disco “ Star Trek”, scritta con Nicola Saccomani, un brano delicato ( “Mi chiedo dove sarai, ti fai le unghie su qualche divano, o t’imparenti gli orari del treno, pensando che tanto io non partirò mai, proprio nel giorno delle elezioni vorresti che viaggiassi per altre nazioni, no grazie resto qui in città e faccio l’inventario della proprietà”), sottolineato anche dal clarinetto basso di Marco Pasetto. Un disco consigliato, un bellissimo lavoro, curato in maniera certosina nei minimi dettagli, che ci conferma Marco Ongaro come uno dei migliori cantautori italiani.

Marco Sonaglia

 

Tracce

 

Certe donne si amano

Non le importa

Menelao

Paride

Irriconoscibile al mattino

Comprensione per il diavolo

La canzone dello straniero

Romeo e Giulietta

Il fantasma baciatore

Ciascuno ha il proprio festival

Star Trek

 

 

 

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