Abbiamo avuto l’occasione di fare alcune domande a Pietruccio Montalbetti, voce e chitarra dei Dik Dik, sul suo spettacolo “Partenze e ripartenze”, iniziato ad Asti e che si concluderà al teatro Elfo Puccini di Milano, dopo venti date. Una chiacchierata che ha mostrato non solo come Montalbetti sia un artista di grande livello, ma anche una persona umile e generosa, rispettosa del pubblico oltre che vicina alle problematiche sociali ed ambientali,
Bentrovato, vogliamo iniziare parlando proprio di questo spettacolo?
Si è uno spettacolo che faccio da solo, indipendentemente dai Dik Dik. Ogni anno la banca di Asti organizza venti concerti con un tema preciso. Il tema di quest’anno era “il viaggio” e quindi sono stato chiamato dal critico musicale Massimo Cotto. Uno spettacolo curatissimo, a partire da un’orchestra di 70 elementi, che nella prima parte esegue un repertorio classico. Io entro in scena nella seconda parte, dove si aggiunge una band formata da chitarra, basso, tastiera, batteria e da quattro coriste. Poi canto e racconto i miei viaggi, attraverso delle grandi proiezioni. Nel repertorio non mancano classici dei Dik Dik come “Io mi fermo qui”, “L’isola di Wight”, “ Viaggio di un poeta” oltre a canzoni di artisti anglosassoni tipo “ Rocket man” di Elton John, “Hallelujah” di Leonard Cohen e alcune classiche canzoni di Natale come e “Happy Xmas” di John Lennon. Devo ammettere che è una grande soddisfazione suonare con dei musicisti così preparati ed è gratificante anche dal punto di vista umano, perché si è creato un bellissimo feeling. Una bellissima esperienza che però si conclude, la mia priorità musicale comunque restano sempre i Dik Dik.
Da alcuni anni conosciamo anche un Montalbetti scrittore con all’attivo vari libri. Come nasce questa passione?
Io sono uno che lavora molto con la fantasia, che studia parecchio e che ama viaggiare (in completa solitudine). Tutte queste cose messe insieme, mi permettono di scrivere. Io ho viaggiato tantissimo, sono stato in India, al Kilimangiaro, in Africa e in Amazzonia (quella meno martoriata del Perù e della Bolivia) dove ho fatto un viaggio di 800 km e ho conosciuto una tribù di Indios che mi hanno fatto veramente capire il senso della semplicità, di un mondo senza la tecnologia. L’Amazzonia è il polmone del nostro pianeta, la natura non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno della natura, perché siamo tutti figli di questo pianeta. Inoltre il viaggio è importante come arricchimento culturale e sociale, è un ‘antidoto contro l’ignoranza, perché come diceva la Montalcini “non esistono razze, ma esistono i razzisti”.
Altri progetti in vista?
Si è in uscita il libro “Enigmatica bicicletta” (Iris Edizioni), un noir ambientato nella seconda guerra mondiale, dove si parla di leggi razziali, di resistenza e di un corpo speciale di ex partigiani che si dedicano alla cattura di criminali di guerra, mai processati. In cantiere ci sono almeno sei libri di genere diverso, uno si chiamerà “ Sulle tracce di Alexander Humboldt” , che racconta la storia di questo grande naturalista, esploratore, geografo e botanico tedesco. Naturalmente ci saranno anche novità in ambito musicale, dopo il successo del mio disco solista “Niente” uscito nel 2017, stiamo preparando, con un discografico e produttore di Firenze, un nuovo lavoro targato Dik Dik.
Marco Sonaglia
Tagged Dik Dik, Pietruccio Montalbetti