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Paolo Capodacqua: “Il mio ritorno grazie ai brani di una vita”

15 gennaio 2020 by pdb in Special

 Pagina Facebook Paolo Capodacqua

foto 1 e 2 da Ufficio stampa Premio Ciampi (materiale promozionale edizione 2018)

Ritorni alla musica d’autore trentadue anni dopo “Memorabilia”, da dove nasce questo bisogno?

Trentadue anni mi sembravano più che sufficienti per non sembrare invadente. La verità è che avevo diversi brani composti nel corso degli anni per occasioni particolari: spettacoli teatrali o progetti letterari o di musica per film. Alcuni di questi mi sembravano degni di essere pubblicati. Poi, a registrazioni avviate, sono nati spontaneamente quelli che ritengo fra i più ispirati di questo disco: L’uomo senza nome e Gli occhi neri di Julia Cortez. A quel punto ho capito che forse poteva esserci una sorta di recupero di una mia dimensione, quella cantautorale, che avevo abbandonato molti anni fa.

Ci vuoi spiegare il titolo del nuovo disco?

Mi intrigava molto la similitudine e la sovrapposizione tra le ferite e le feritoie. Le ferite sembrano feritoie dell’anima; dalle ferite (vere o virtuali) si può tornare a guardare il mondo come da una feritoia. Allo stesso tempo, però, ho provato ad immaginare l’occhio dell’ “altro” che improvvisamente occupa lo spazio visivo del nostro occhio mentre osserviamo dalla feritoia. L’occhio dell’Altro può arrivare come un atto d’accusa o come una rimembranza, a farci mettere in discussione tutto il nostro il nostro vissuto e le nostre convinzioni.“Durante quegli istanti fremetti per l’impressione che l’intrusa fossi io” scrive Henry James ne Il giro di vite.In questo disco succede che la prospettiva della feritoia venga ribaltata e che siano quelli senza più voce a raccontarci la loro verità, le loro ferite: la bambina dei lager, il Che nella solitudine degli ultimi giorni, il giudice Falcone, i migranti senza nome naufragati nelle nostre città, ma anche il mistero di Saint-Exupery e del suo Petit Prince. La confusione tra chi osserva e chi è osservato.La metafora della feritoia rovesciata la trovo espressa in maniera affascinante in un film che adoro: The Others di Amenàbar…”Gli intrusi stanno partendo ma ne arriveranno degli altri. Alcune volte riusciremo a percepirli, ma altre volte non li sentiremo. Ma è così che vanno queste cose” dice Mrs. Bertha Mills (Fionnula Flanagan) a Grace (una adorabile Nicole Kidman).

Sei legato in modo particolare a qualche canzone del nuovo disco?

Non vorrei sembrarti banale ma tu sai benissimo che le canzoni sono come i figli, si amano tutte indistintamente. Però lo ammetto, le ultime due nate (Uomo senza nome e Julia Cortez) sono quelle che emotivamente mi coinvolgono di più.

Come hai scelto la scaletta di questo tour?

La successione dei dieci brani del disco risponde ad una logica interna che ho deciso di riportare anche nel live, che nella prima parte prevede quindi l’esecuzione, con Giuseppe Morgante e Giacomo Lelli, delle dieci canzoni di Ferite e feritoie. Nella seconda parte eseguiamo brani contenuti in Memorabilia e in Bianchi rossi gialli neri. Qui mi sono reso conto che non c’è nessuna frattura stilistica o formale con i nuovi brani, quindi la scelta della scaletta mi è sembrata coerente. Nel finale c’è la bonus track del disco, la cover gucciniana L’albero ed io e, per ultimo, l’omaggio a Claudio con Gli zingari felici, quasi a suggellare tutto il mio lavoro con il riconoscimento del debito artistico, professionale ed umano che ho nei suoi confronti. Il disco è dedicato a lui. La dedica scritta nel libretto, nel concerto la palesiamo cantando le sue parole e la sua musica.

Cosa ti hanno lasciato gli anni a fianco di Claudio Lolli?

Ricordi incredibili… La bellezza del viaggio, dell’incontro, della condivisione di momenti di alta poesia. Un rapporto umano esclusivo. Claudio mi ha insegnato molto, pur non ponendosi mai, nei miei confronti, come un maestro di vita, piuttosto come un fratello maggiore. Quando, nel 2015, abbiamo capito che non saremmo più saliti insieme su un palco è stata dura. Oggi la sua assenza “è un assedio”, come direbbe Piero Ciampi. Ho fatto questo disco chiedendomi continuamente cosa avrebbe pensato lui di questo o quel brano e di questa o quella soluzione musicale negli arrangiamenti, nella scaletta e così via. L’eredità della nostra storia di vita e di musica è oggi nel rapporto speciale che lega le nostre rispettive famiglie.

Concerto al Teatro Comunale, Porto San Giorgio (Fermo), 10 gennaio 2020

Paolo Capodacqua ha cominciato il tour del suo nuovo disco “ Ferite e feritoie” proprio in provincia di Fermo, dove nel lontano 1978 ebbe l’onore di aprire un concerto del grande Claudio Lolli, organizzato da Radio Città Campagna. Un legame con le Marche che dura da tantissimi anni e che Paolo ha evidenziato con affetto nel corso della serata.Una serata ricca di emozioni, dove Capodacqua ha dimostrato (oltre ad essere un preciso cantante e un superbo chitarrista) di essere un affabulatore di suoni e di parole, tra aneddoti e citazioni colte, una serata di musica e cultura che capita sempre meno di ascoltare in questi ultimi tempi. Sul palco con lui due musicisti di classe, che hanno creato la giusta atmosfera alle canzoni: Giuseppe Morgante (l’arrangiatore del disco) notevole polistrumentista che si divide tra tastiera, sax, chitarra, ciaramella, cori e Giacomo Lelli (oltre vent’anni a fianco dell’indimenticabile Goran Kuzminac) una garanzia al flauto traverso. Nella prima parte del concerto Capodacqua ha proposto tutto il nuovo disco, che ci è risultato ancora più convincente, grazie anche a degli arrangiamenti più intimi, che permettono di gustarlo appieno.

Nella seconda parte abbiamo avuto modo di riscoprire alcune vecchie canzoni prese da “Memorabilia” come “Oltre settembre” e la bellissima “L’incantesimo del Lago”, da “Bianchi, rossi, gialli, neri” con “Spazzino Rustem” e da “Viaggio in Italia” con la struggente “Non conosco sorrisi” (ispirata alla storia di Domenico Tranquilli, fratello di Ignazio Silone) e “ Come Fred Astaire”. C’è spazio anche per “L’albero ed io” di Francesco Guccini e “Ho fatto concerti dove” uno scherzo parlato sulla condizione del cantautore. A chiusura l’omaggio al maestro Claudio Lolli (ventidue anni passati insieme sul palco e nella vita) con l’immortale “ Ho visto anche degli zingari felici”. Un grazie a Paolo Capodacqua e ai suoi musicisti per aver lasciato un lume di speranza in questo mondo, quasi in estinzione, della musica d’autore italiana.

Marco Sonaglia

 

Scaletta

Gli amanti segreti

Gli occhi neri di Julia Cortez

Il mare di Milano

L’uomo senza nome

Il ladro

Palermo

Per questo mi chiamo Giovanni

I nidi degli uccelli

Canto dell’aviatore

Rosafiore

Come Fred Astaire

Oltre settembre

Spazzino Rustem

L’incantesimo del lago

Non conosco sorrisi

 

L’albero ed io

Ho fatto concerti dove

Ho visto anche degli zingari felici

 

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