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La poliedricità di Jamie Saft è una delle realtà più interessanti del jazz contemporaneo, Grazie all’etichetta Rare Noise è possibile poter apprezzare discograficamente i vari progetti di cui abbiamo parlato più volte in questo sito. Ma dato che il pianista ama l’Italia non è raro ascoltarlo dal vivo nel nostro paese. A un anno esatto da suo tour per piano solo in cui presentava il disco inciso a Genova, Saft è tornato in Italia per una data nel cartellone del Jazz Club Ferrara con il suo The New Zion Trio. Il caso inoltre ha voluto che nel day off precedente, il jazzofilo Giuseppe Vigna sia riuscito a organizzare un concerto ai Cantieri Goldonetta a Firenze. Due situazioni diverse con due formazioni e repertori differenti a distanza di 24 ore.
A Firenze Saft si è presentato in duo con Brad Jones al basso elettrico. Un progetto che nel suo apparente minimalismo è invece una celebrazione del suono, Jamie Saft, seduto al piano elettrico, ha voluto evidenziare sia la parentela stretta con lo strumento acustico tradizionale sia le possibilità espressive fornite dagli effetti. Con questo gioco fra gli estremi, Saft ha affrontato la grande lezione di John Coltrane (After the Rain, Naima) ma anche quella del funky blues con brani di Marvin Gaye e Stevie Wonder. Jones ha svolto un compito ritmico-melodico estremamente preciso come base per il lavoro della tastiera ma dialogando alla pari quando necessario.
La sera successiva a Ferrara (Torrione San Giovanni, la sede del Jazz Club) ai due strumentisti si è aggiunto il batterista Hamid Drake. The New Zion Trio ha proposto un repertorio con grande influenza di musica caraibica (reggae ma non solo) mediata attraverso la varietà sonora delle tre tastiere da lui suonate (pianoforte, piano elettrico, organo) insieme alla ritmica precisa di Jones e Drake, Quest’ultimo è riuscito a tenere il tempo in modo egregio, senza rischiose sbavature che quelle atmosfere possono nascondere. Invece funziona tutto alla perfezione con Jones che conferma il suo talento anche con riff melodici efficaci.
In tutto questo lo stile di Saft riesce a essere convincente con ogni sonorità. Rispetto al 2019, quando abbiamo apprezzato il suo tocco al pianoforte acustico, è stata più evidente la sperimentazione senza rinunciare alla forte vocazione melodica della sua proposta. Volumi distorti, brevi cluster, armonie ardite sono episodi che non ostacolano la cantabilità. E anche nel concerto di Ferrara, Saft ha voluto ricordare la grande lezione di Coltrane per dimostrare come un passato apparentemente convenzionale sia ancora una base solida per il presente.
Michele Manzotti
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