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E’ stata cantante della band Brazilian Girls, da lei fondata a New York nel 2003, gruppo col quale ha girato il mondo. Il loro album New York City. tra l’altro, è stato nominato ai Grammy Award nel 2008. Dal 2016 al 2019 nella serie televisiva Baskets (premiata con un Emmy, equivalente all’Oscar per la Tv). Sabina Sciubba, nata in Italia e cresciuta in Germania, interprete e compositrice, ha presentato a Firenze in anteprima il suo nuovo album Force Majeure (in uscita a marzo per Goldkind Records/Audioglobe). Parliamo con lei prima del concerto.
Dalla sua storia artistica e dalle persone coinvolte nello spettacolo, dobbiamo attenderci delle caratteristiche teatrali in questa presentazione?
“L’elemento centrale resta la musica anche se per valorizzarla utilizzo mezzi legati all’arte visiva, anche per utilizzarli come metafore. Però lo spettacolo non avrà momenti legati alla prassi del musical”
Ascoltando i suoi brani si percepisce un richiamo alla New Wave degli anni Ottanta, ma anche elementi tipici della classica come il contrappunto. Ci sono altre ispirazioni?
“E’ proprio così. Ho passato tutta la mia vita a fare musica e mi sento totalmente inserita nella contemporaneità. Solo che questo fatto ultimamente mi ha fatto sentire ingabbiata: facevo i miei concerti senza che ci fosse una vera e propria sfida tra me e la mia proposta. Scendevo dal palco e pensavo di aver fatto più intrattenimento che arte. Così ho messo in cantiere un progetto più complesso che prendesse spunto da varie influenze culturali”.
Quali in modo particolare?
“Il pop di oggi e l’Elektromusik, ma anche la classica con il Lied tedesco in modo particolare. Io sono nata a Roma nel 1975 e da piccola mi sono trasferita in Baviera con mia madre. Da bambina e adolescente ascoltavo tanta radio e in particolar modo gruppi e artisti della Neue Deustche Welle (la New Wave tedesca), ma in casa non mancava la musica italiana come quella di Battiato”.
A proposito della lingua tedesca: lei ha citato il Lied che era la musica pop di tanti anni fa. Come si sposa il tedesco con le sue composizioni?
“E’ l’unica lingua che conosca che riesce a esprimere concetti complessi con la poesia. Ad esempio il brano che si chiama Das All parla di un’anima che dopo la morte vaga in esplorazione: un verso parla di un raggio di luce che si frammenta e successivamente si fondono i nuclei. E’ un concetto scientifico che in italiano suona ostico da abbinare alla musica. In tedesco diventa una frase poetica”.
Come si è sviluppato il lavoro di Force Majeure e chi o cosa hanno contribuito al suo suono complessivo?
“Ho iniziato a comporre i brani un paio di anni fa a Los Angeles e la prima metà l’ho completata a Parigi dove vivevo. Poi mi sono trasferita in Toscana e casualmente ho trovato uno studio di registrazione (l’Osb di Lawrence Fancelli) a quindici minuti da casa per completare l’album. Mi ha affiancato il pianista Fabrizio Rat che è riuscito a creare un’atmosfera del passato con l’elettronica. E poi ho scoperto la spinetta, strumento simile al clavicembalo ma più piccolo, per creare le sonorità ripetitive e ‘trancy’”.
Michele Manzotti
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