(Edizioni Applausi)
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Pagg. 229, Euro 28,00
Per gli appassionati di rock e generi affini, il nome di Aldo Pedron è una garanzia. Giornalista musicale di provata esperienza, promoter e produttore, è stato uno dei soci fondatori de Il Mucchio Selvaggio e direttore de Il Buscadero. Innumerevoli sono le sue collaborazioni e pubblicazioni, l’ultima delle quali, l’enciclopedica “La Storia dei Creedence Clearwater Revival”, scritta a quattro mani con Maurizio Galli ha ottenuto ottimi riscontri e destato notevole interesse. A distanza di pochi mesi, Pedron cambia completamente registro e ci propone, questa volta interamente a sua firma, La mia guida Jazz. L’approccio scelto per la stesura del libro è riassunto in modo esaustivo nelle note della quarta di copertina, che riprendiamo parzialmente:” Non è l’ennesima enciclopedia, né una trattazione critica, ma una semplice guida a un genere musicale da sempre ritenuto elitario o difficile e proprio perciò narrata da Aldo Pedron in modo famigliare…”. Dopo questa premessa, prima di affrontare la lettura completa del libro, ho pensato:” potrebbe essere perfetto per me” perché, pur possedendo miglia di vinili e cd, di svariati generi e di ogni nazionalità, il settore dedicato al Jazz, è nella mia discografia uno dei meno rappresentati. Pedron ci accompagna in un interessante viaggio, suddiviso in capitoli, analizzando le origini del Jazz, la sua evoluzione stilistica ed i principali esponenti, dal 1896 ai giorni nostri, come specificato nel sottotitolo. Una sezione a parte è dedicata alle donne del jazz, ed una agli artisti italiani che ne sono principali alfieri. Una particolareggiata bibliografia, decine di dischi consigliati, per neofiti e, altrettanti per esperti, i maggiori esponenti per strumento sono chicche interessanti che completano un progetto valido e accattivante. Indovinata è anche la copertina, firmata da Valerio Marini, che rappresenta un’immagine di Louis Armstrong mentre mangia degli spaghetti. La mia guida Jazz è scritto con passione e competenza, senza ostica saccenteria e ha il pregio di aiutare ad avvicinarsi ad un genere musicale meno immediato di altri. Per quanto mi riguarda, per “colpa” di Aldo Pedron, dovrò trovare spazio per inserire qualche decina di nuovi cd, nel mio archivio personale. Io lo ringrazio. Mia moglie, non credo. Già la sento “ed ora questi dove li metteremo?”. Ma questa è un’altra storia, che molti di voi, suppongo, conoscano bene.
Stefano Tognoni
Tagged Aldo Pedron, jazz