(Produzione indipendente)
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Tra i musicisti che hanno caratterizzato il suono dei The Swingles per tutti gli anni Dieci, Edward Randell occupa un posto particolare. Registro vocale di basso, sostituto del compianto Tobias Hug, Randell poco per volta ha posto le basi per nuove avventure del gruppo vocale. Oltre alla scelta di brani da arrangiare e reinterpretare (Couldn’t Love You More di John Martyn, che vede Randell affrontare note da tenore) la formazione dal 2012 inizia a presentare brani originali. Uno degli autori è proprio il basso, la cui folkeggiante Burden è presenza abituale nella scaletta dei concerti. Da componente di un gruppo di sole voci, alla fine è nata la necessità di pensare a brani con colori strumentali ben precisi. Mapmaker è un album di cantautorato moderno e interessante. Ma ci sono molti ascolti che concorrono allo stile di Randell: pensiamo alla grande lezione di Paul McCartney in Blue Above the Clouds, a quella di Randy Newman in Like Spirits piena di armonie di pregio, alla new wave di Semiprecious, all’Americana un po’ psichedelica di Eastward. Tutti elementi che concorrono in modo adeguato a un progetto piano di suoni come quello del quartetto d’archi The Bergersen Quartet, del flicorno (di un eccellente Freddie Gavita) dei synth curati da Hannes Plattmeier e dallo stesso Randell. A questo punto la strada a nostro parere è tracciata: l’Ep è ben fatto ma è un punto di partenza. Attendiamo la vera prova che è un lavoro a lunga durata. Abbiamo avuto la conferma che ci sono tutte le capacità di farlo, e di farlo bene.
Michele Manzotti
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